6 Dicembre 2005
Il Polo chiude la Casa
Autore: Gianfranco Pasquino
Fonte: l'Unità
Non doveva essere semplice la convivenza nella Casa delle Libertà. Anzi, doveva essere alquanto forzosa se, appena la legge elettorale proporzionale ha spalancato le porte alla «corsa» libera di ciascuno dei conviventi alla conquista di voti propri, se ne sono andati tutti esprimendo qualcosa di più che un sospiro di sollievo.
Incidentalmente, la Casa delle Libertà non è neanche stata un ambiente particolarmente accogliente se, in tutti gli anni di opposizione e poi, specialmente, di governo, non ha saputo attrarre nessun altro inquilino in cerca di rifugio dalla sinistra.
Comunque, adesso che sono liberi tutti, gli ex-inquilini della Casa si scatenano sul territorio, pardon sui mezzi di comunicazione di massa, sperando di trarre qualche vantaggio dal presentare le loro specifiche identità, magari un po’ appannate, e le loro prestazioni di governo, magari un po’ controverse, a giudicare persino dalle loro stesse reciproche valutazioni.
Fini staglia il suo alto profilo di Ministro degli Esteri, tutto sommato, dopo le prime diffidenze, apprezzato sulla scena europea, anche perché, visti i precedenti, i suoi colleghi stranieri non hanno potuto fare a meno di notare la differenza.
Tuttavia, appare improbabile che la visibilità all’estero riesca da sola a ridare slancio ad Alleanza Nazionale, che è la critica che i colonnelli rivolgono a Fini, ma che meritano anche a maggior titolo essendosi spesso appiattiti sul governo e su Berlusconi.
La Lega, che continua a dovere fare i conti con i problemi di salute del suo leader, ha comunque acquisito quello che fortemente voleva. Poco importa che la devolution arrivi un po’ tardi e sia un po’ poco.
Importa che potrà essere sbandierata in campagna elettorale e utilizzata come un passo lungo verso l’indipendenza della Padania per conquistare la quale, però, gli elettori padani dovrebbe andare numerosi alle urne finalmente contenti di dare il voto al loro amato simbolo della Lega posto in bella e solitaria evidenza.
Sganciatosi dalla Presidenza della Camera, peraltro una gabbia molto dorata che gli ha fruttato un titolo di merito per una imparzialità non sempre esercitata fino in fondo, Casini si è buttato alla rincorsa di quell’elettorato cattolico, moderato, forse di destra, attento al potere e agli interessi, che crede sia di sua esclusiva proprietà in quanto erede di quella specifica parte di Dc.
Forse, a proposito di illusionismi, Casini si illude, ma tentar non nuoce e, a questo punto, male che vada il suo partito rientrerà in Parlamento con qualche pugno di seggi in più.
Non basterà davvero, se i voti proporzionali verranno contati anche in questa ottica, per vincere le «primarie» con il leader di Forza Italia, ma, probabilmente, le primarie di Casini sono in effetti, per ragioni generazionali, da vincere con Fini.
Una volta mandato in pensione quel lavoratore instancabile di Berlusconi, sia Casini che Fini potranno contendersi la leadership a futura memoria.
Nel futuro prevedibile, però, non ci sarà più nessuna Casa delle Libertà. Anzi, risulterà difficilissimo rimettere insieme le pareti della coalizione e conciliare le differenze fra i potenziali inquilini.
Se, fra le varie altre motivazioni, tutte particolaristiche, la approvazione della riforma proporzionale doveva contribuire al disfacimento e alla conflittualità dentro l’Unione, allora il suo effetto è stato del tutto controproducente.
Le macerie della Casa delle Libertà sono già visibili, prima ancora del suo insuccesso elettorale, e non c’è tappeto abbastanza grande sotto il quale sospingerle.
Crollata la Casa delle Libertà anche Berlusconi si sente più libero ed è quindi, almeno in campagna elettorale, diventato più temibile.
Vincerà sicuramente, grazie alla diffusione territoriale del movimento politico Forza Italia, più voti degli altri concorrenti, ma quello che conterà davvero sarà il distacco inflitto a Fini e a Casini.
Questo è l’unico interrogativo rilevante nel momento in cui protagonisti e comprimari della Casa delle Libertà hanno archiviato l’esistenza della coalizione che, pure, ha dato loro fin troppo potere, e lottano per la loro sopravvivenza prendendo le distanze da un passato non proprio luminoso di costrizioni, contraddizioni, prestazioni deludenti.
Poiché neanche l’elettorato italiano è fatto di smemorati, quel passato non è affatto passato e conterà nel verdetto della primavera 2006.