NAPOLI – Cinque governatori e un sindaco. Candidati per ora, per carità, ma comunque una squadra unica, la squadra dell´Unione per il Sud, il principio di una «rete», come la chiama Prodi. E poiché D´Alema batte sul tasto di un Mezzogiorno che è un tutt´uno, ecco che Prodi indica come «i presidenti debbono tenersi per mano, i confini delle Regioni sono labili, c´è bisogno di vincere ovunque». Finisce così con foto di gruppo, tutti allineati: il Professore, il presidente ds e i sei magnifici, ovvero l´ospite Antonio Bassolino, il pugliese Nichi Vendola, il calabrese Agazio Loiero, l´abruzzese Ottaviano del Turco, il lucano Vito De Filippo più il catanese Enzo Bianco che corre di nuovo a sindaco per la sua Catania.
Sono i sei cavalieri ai quali il centrosinistra, riunito a convegno per due giorni nelle sale della Città della Scienza a Napoli, affida il nuovo meridionalismo, fatto di una sorta di programma unico. La rotta punta verso il Mediterraneo: «Arrivano gli investimenti asiatici – dice Prodi – il Mediterraneo torna al centro del mondo, tutto passa da Suez». E dunque ecco le direttive: i tre grandi porti di passaggio sono Gioia Tauro, Taranto e Cagliari, poi ci sono quelli di raccordo, Napoli, Bari, Salerno, e poi ci vuole un grande aeroporto, e soprattutto non disperdere le energie: «Una Regione che vada da sola a farsi pubblicità in Cina, vi assicuro che non sfonda, hai voglia ad avere le risorse artistiche se poi i cinesi non li porti qui».
Invoca una logica quasi consortile il leader dell´Unione, ultimo appello per un meridione che deve anche guardare in faccia alcune verità scomode: «Dati Ocse dicono che fra i giovani al di sotto dei 15 anni la capacità di risolvere problemi matematici è del 30 per cento in Europa, del 40 in Francia, del 10 nel Mezzogiorno. Qualcosa non funziona. Non è che si possa essere tutti iscritti a Giurisprudenza, occorrono dei “college” tecnici, altrimenti non avremo gli uomini che servono per raggiungere gli obiettivi».
Parole chiare, forse anche parzialmente scomode in una campagna elettorale dove non è che si possa passare allegramente sopra a particolarismi locali. C´è Vendola che lamenta le piccole competizioni fra i porti di Manfredonia e Brindisi, De Filippo che annuncia di aver scelto come sbocco per la Basilicata il porto di Taranto, spegnendo così alcune speranze campane che si concentravano su Sapri, Del Turco che deve risolvere l´isolamento delle sue ferrovie che lo portano a Roma in più tempo che non da Bruxelles a Londra. Però la strategia è chiara. Anche D´Alema, nel corso della due giorni, ha sterzato sul sud che è «una dimensione complessiva, non solo diverse realtà geografiche del Mezzogiorno», sulla necessità di «spostare l´attenzione sulle condizioni dello sviluppo più che sul terreno degli incentivi», sulla terna sicurezza-infrastrutture-innovazione, necessaria ad attrarre gli investimenti. Insomma il ritorno di «un po´ di sano meridionalismo, un atteggiamento reattivo e combattivo da parte di noi meridionali». Il tutto per arrivare alla invocazione anche lui di «una squadra, che stenda un patto di collaborazione per consentire al centrosinistra di governare il meridione». Talmente forte è il messaggio che Prodi poi si augura di poter cooptare nella squadra anche eventuali governatori che uscissero dal centrodestra, perché «solo così riusciremo a far decollare il sud».
Alla fine acconsente anche Bassolino, che chiede «un programma di dieci anni fatto di infrastrutture, risanamento delle periferie, investimenti sulla ricerca». Ovazione poi per Vendola e il suo «grande sud, crocevia tra oriente e occidente, ma anche grande laboratorio di pace in un mondo in cui tornano le ombre di guerra». A proposito di laboratorio, anche Clemente Mastella, che in quelle stesse ore, a pochi chilometri di distanza, sta chiudendo il congresso nazionale Udeur, ha avuto la sua: Prodi ha accettato di prendere in considerazione la richiesta per una “fabbrica del programma” da allestire anche al sud.