Silvio Berlusconi ha scelto la sede a lui più consona per dire la cosa a lui più conveniente. Un politico statista sarebbe andato in Parlamento per annunciare che a settembre inizierà il ritiro del contingente italiano dall´Iraq: dunque un annuncio importante, che segna uno scarto netto dalla linea fin qui seguita dal governo e ancora recentemente ribadita dal ministro degli Esteri Fini, da fare in una sede istituzionale, tanto più opportunamente nel giorno in cui si discuteva e votava il rifinanziamento della missione italiana in Mesopotamia.
Ma un politico mediatico, per il quale l´ascolto conta più delle forme e la propaganda delle istituzioni, sceglie la televisione, dove il messaggio arriva diritto al cuore e alle menti cui è diretto, senza la mediazione dei giornali come accade ai discorsi e ai dibattiti in Parlamento: dunque, un annuncio elettorale, a due settimane e mezzo dalle Regionali, in una sede impropria, e per giunta nel giorno in cui muore a Nassiriya il 28mo italiano in Iraq, il sergente Salvatore Marracino.
Una disgrazia, durante un´esercitazione, ma destinata certamente ad alimentare l´inquietudine degli italiani sulla presenza delle nostre truppe (quantificata domenica su questo giornale da Ilvo Diamanti) dopo la tragica fine di Nicola Calipari. Sulla quale, tra l´altro, il presidente del Consiglio ha tentato, ancora una volta in modo improprio per la sede e per le parole usate, una minimizzazione intollerabile in pendenza di un´inchiesta congiunta con gli americani. Ha parlato di una “raffica sbagliata”: una derubricazione di una tragedia in cui ha perso la vita un valoroso servitore dello Stato autoattribuita, a titolo giustificatorio, al “cittadino Berlusconi con il suo buonsenso”.
Ma il cittadino Berlusconi è anche il premier Berlusconi e dovrebbe sapere che lo sdoppiamento di personalità non è ammesso in politica, ancora meno in quella internazionale.
Difatti, le maggiori agenzie di stampa hanno preso in parola il presidente del Consiglio e non il cittadino quando hanno “strillato” l´inizio del ritiro per settembre: «Italy to start withdrawing troops from Iraq in September» (l´Italia inizierà il ritiro delle truppe in settembre) è stato il flash urgente della Reuters, cui ha fatto eco la France Presse con un bulletin sulla «rèduction des troupes». E così la propaganda è diventata un boomerang.
Perché la Casa Bianca, che Berlusconi pensava di compiacere giustificando la “raffica” che ha ucciso Calipari con “un clima di paura tra le truppe, decine di soldati amputati alle mani e alle braccia”, ha dovuto richiamare l´alleato all´ordine. L´obiettivo, prima di pensare al ritorno a casa delle truppe “con onore”, è l´addestramento delle forze di sicurezza irachene perché siano in grado di garantire la stabilità del Paese. Lo ha detto il portavoce di Bush a precisa domanda sulle dichiarazioni di Berlusconi.
Del resto quelli erano i patti, come ha più volte ripetuto Fini: dovrà essere il governo iracheno a proporci di andar via quando la sicurezza dell´Iraq sarà sufficientemente garantita in modo autonomo dalle autorità locali. Almeno sul piano delle forma, affinché venga rispettata la sovranità degli organismi istituzionali dopo le elezioni di gennaio e dopo quelle che si terranno a fine anno. Perché sul piano della sostanza il ritiro italiano dovrà comunque essere concordato con gli americani, visto che il governo non ha mai voluto ridefinire la nostra missione, tantomeno proporre di porla sotto egida Onu.
Nessuno può negare all´Italia il diritto di ritirarsi unilateralmente, come ha fatto la Spagna: è un diritto insito nel concetto stesso di coalition of willing, la coalizione di chi ci vuole stare. Ma sarebbe per Berlusconi, oltre che uno scarto pesante da una linea politica di solidarietà ad oltranza all´America, uno schiaffo per l´amico Bush. Difficile che il premier voglia – e possa, come dimostra la reazione della Casa Bianca – permetterselo.
E, allora, perché lo ha detto? Perché serviva, nel giorno di un altro lutto, uno spot forte per puntellare un prodotto, quello della missione in Iraq, in netto calo di audience perfino, come ha scritto Diamanti, tra gli elettori di centrodestra. L´obiettivo è fin troppo scoperto: capitalizzare voti per le Regionali dei primi di aprile, e magari, calcolando bene i tempi di un inizio di ritiro a settembre per concluderlo nei primi mesi del 2006, per ricapitalizzare in vista delle Politiche. Un wishful thinking, un desiderio scambiato per realtà, direbbero gli americani. Ma non dimentichiamo che fu a «Porta a Porta» che Berlusconi firmò il famoso contratto con gli italiani.