Montecitorio e Palazzo Madama sono tra i terreni privilegiati di coltura di questi microscopici diavoli, qui travestiti in comma, introdotti di soppiatto in leggi e decreti. In questi giorni, ad esempio, la Camera sta approvando la conversione in legge di un decreto che scade il 31 marzo, presentato da ben sette ministri con Berlusconi in testa, e che contiene “disposizioni urgenti per l´università e la ricerca, per i beni e le attività culturali, per il completamento di grandi opere strategiche, per la mobilità dei pubblici dipendenti, nonché per semplificare gli adempimenti relativi a imposte di bollo e tasse di successione, ecc, ecc”. Si tratta di un decretone di ben 136 pagine di cui non si coglie l´urgenza e che spazia dallo status dei ricercatori ad un contributo per il teatro sloveno di Trieste, dal regolamento del policlinico Umberto I di Roma all´aggiornamento degli schedari degli italiani all´estero, dalle disposizioni per la documentazione elettronica alle misure di prevenzione contro il morbo della mucca pazza. Ad arricchire codesta congerie eterogenea contribuiscono inoltre gli emendamenti dell´ultim´ora. E qui veniamo all´oggetto di questa rubrica.
Si tratta di un emendamento all´art. 5, dedicato alla mobilità dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni, dove al comma 1-quinquies (notare il latinorum), che copio a delizia dei lettori, è scritto: «All´art. 23, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e successive modificazioni, la parola: ‘cinque´ è sostituita dalla seguente: ‘tre´, ed è aggiunto, in fine, il seguente periodo: ‘La disposizione di cui al terzo periodo si applica anche ai dirigenti e ai funzionari laureati appartenenti ai ruoli delle amministrazioni pubbliche che abbiano ricoperto funzioni dirigenziali di livello generale…´»
Per spiegare l´arcano giochetto tra 5 e 3 debbo fare alcuni passi indietro e risalire all´ottobre 2002 quando, con la legge Frattini, il governo Berlusconi promosse lo spoils system della dirigenza pubblica, estendendo a tutti i livelli apicali e spogliandola dei criteri di garanzia la precedente legge Bassanini, di centrosinistra, concepita per i vertici massimi dell´Amministrazione. Il centrodestra generalizzò allora la possibilità di accantonare o licenziare i dirigenti non in odore di piena osservanza e di sostituirli con altri che si sarebbero però trovati con una briglia ben corta al collo. Il nuovo contratto individuale di tipo privatistico non andava, infatti, oltre i tre anni. In tal modo il migliaio di dirigenti generali e anche i 4.600 di seconda fascia, fossero nuovi assunti e/o promossi, come anche i confermati per comprovata fedeltà pregressa, dovevano fissarsi bene in testa che l´eventuale riconferma nel precario incarico sarebbe dipesa da una decisione del governo in carica, applicata prima della scadenza della Legislatura, quale vero e proprio test di verifica politica. Su questa base Forza Italia, An e alleati minori hanno invaso tutti i gangli dello Stato e del parastato con esiti che hanno fatto impallidire il ricordo delle vecchie lottizzazioni.
Ma ora nelle file della maggioranza comincia a diffondersi il dubbio di una possibile sconfitta, dubbio che a cascata si diffonde anche nella nuova nomenclatura entrata in carica, sovente con poca o nulla competenza professionale.
Ed ecco, quindi, quel giochetto delle tre carte più sopra richiamato e presto spiegato: nel combinato disposto delle leggi Bassanini, Frattini ed altri collegati è sancito all´art 23 che possono transitare nella prima fascia tutti quei dirigenti che, comunque, «abbiano ricoperto incarichi di direzione di uffici generali o equivalenti… per un periodo pari almeno a cinque anni».
Bene, se torniamo ora al decreto in discussione in questi giorni alla Camera, ci accorgeremo che quella variazione da 5 a 3 si riferisce proprio a questo caso, così che, coloro i quali abbiano goduto del contratto triennale in base allo spoils system possano, se hanno ben meritato, riempire anche per il futuro l´intero organico dirigenziale. A ciò si aggiunga (vedi testo) un´altra piccola chicca – la dizione «funzionari laureati» – ideata per estendere la promozione immediata a direttore generale anche a chi non abbia neppure superato i concorsi per accedere alla dirigenza.
Post scriptum: lo spirito che anima in materia il governo lo si è visto con la recente abolizione delle qualifiche musicali per le nomine a direttore artistico degli enti lirici!