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17 Ottobre 2005

Il centrosinistra alle urne Parisi rilancia la lista dell’Ulivo, Rutelli frena No di Boselli: noi con i Radicali. D’Alema: il Professore spieghi che cosa vuole fare

Autore: Gianna Fregonara
Fonte: Il Corriere della Sera
ROMA – Il risveglio dopo la sbornia delle primarie rischia di essere ben
faticoso per il centrosinistra. «La bellissima giornata», come l’ha definita
ieri Massimo D’Alema, che ha regalato a Prodi la leadership nell’entusiasmo di
quasi tre milioni di elettori, porterà tempesta nell’Unione. E’ Arturo Parisi,
ulivista e ideatore delle primarie all’italiana, a lanciare il primo sasso, a
urne ancora aperte: «La domanda di partecipazione che ci viene dai tre milioni
di elettori che sono andati a votare è troppo forte per essere contenuta nei
contenitori tradizionali», cioè i partiti. «Ci vuole una risposta
politico-strategica, una forma di unità che sia la più ampia, la più forte e la
più vera». La risposta si chiama Ulivo, che «da dieci anni è la prospettiva
italiana del partito democratico». Prodi, a sera, sarà più vago ma sulla stessa
linea: «Quando parla di vero Ulivo non parla di un tram», chiosa Parisi.

Se non usa giri di parole nel descrivere quello che immagina debba essere
il prossimo passaggio politico, il presidente federale della Margherita non è da
meno quando fa i conti in casa dei partiti: tre milioni di partecipanti alle
primarie – li inchioda – sono dieci volte quelli che di solito prendono parte
alla vita dei partiti del centrosinistra nel suo complesso». Dunque, nessuno dei
segretari si azzardi a dire quello che al botteghino già ieri sera spiegava
Massimo D’Alema: «Senza i partiti tutto questo non si sarebbe ottenuto, sarebbe
buffo se i partiti avessero organizzato questo contro se stessi». Concorda con
il presidente dei Ds, a urne appena chiuse, anche Francesco Rutelli: «Le
primarie sono state fatte dai partiti per scegliere il candidato premier, esce
vincitrice una coalizione di partiti, che ha dato grande prova di lealtà. Di
come fare le liste si discuterà più avanti». Enrico Boselli, a nome dello Sdi,
declina l’invito parisiano: i socialisti sono impegnati nell’operazione di
riunificazione e poi si alleeranno con i radicali.

La durezza con cui Prodi e Parisi lanciano la sfida ai segretari di partito
rischia di infiammare il centrosinistra già da oggi, quando i segretari si
vedranno con Prodi per un vertice celebrativo della vittoria. Difficile che
mantengano la promessa, di non rinviare a giovedì le decisioni sulle liste. Se
l’Ulivo alla fine non si farà, Parisi, a nome di Prodi, l’alternativa l’ha
comunque già posta: «O si risponde sul piano della qualità con la lista
dell’Ulivo o si risponde sul piano della quantità con quella che si chiama lista
Prodi, definizione che a me non piace perché sembra che il leader sia un
impaccio». Non sono opzioni nuove. Erano giorni che si ragionava, al botteghino
come nella Margherita, sugli scenari del dopo primarie. E la proposta di
rilanciare la lista unica dell’Unione al Senato (e farvi candidare Prodi),
lasciando il liberi tutti alla Camera, non era altro che un tentativo di
arginare le richieste del Professore. Peraltro affossato ieri sera da
Bertinotti: «La lista dell’Unione è esclusa, non siamo una caserma».

Ufficialmente Piero Fassino non dirà no alla lista dell’Ulivo, che lui
stesso aveva riproposto prima del voto. Ma nei vertici ds si è già fatta avanti
l’idea che una lista dell’Ulivo senza la federazione (così com’era nell’ipotesi
originaria bocciata dalla Margherita) non ha senso, se non quello di spremere i
partiti, il loro in testa. Nella Margherita, sia Rutelli che Marini non ne
vogliono sentir parlare. Una ragione per non ripetere l’esperienza delle Europee
sono i numeri: con la nuova legge elettorale proporzionale, l’Ulivo rischia di
perdere e disperdere voti. Sarà più difficile negare i pregi della lista Prodi,
che aumenterebbe i voti del centrosinistra, ma a scapito delle liste di partito,
Ds e Margherita in testa.