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21 Settembre 2005

Il caso Bankitalia Antonveneta, Fazio indagato

Autore: Fiorenza Sarzanini

ROMA – La decisione è stata presa oltre un mese fa, quando le intercettazioni avevano già rivelato gli accordi segreti tra i «concertisti» di Antonveneta e soprattutto il ruolo del Governatore di Bankitalia: Antonio Fazio sarà interrogato dai magistrati romani come indagato per abuso d’ufficio. Quell’accusa che ha mosso l’indagine sulla scalata di Gianpiero Fiorani e dei suoi soci sarà formalizzata in un atto che i pubblici ministeri consegneranno all’interessato al momento della convocazione, probabilmente entro la fine della prossima settimana.


Tutto appare ormai stabilito, nonostante le smentite di facciata arrivate finora dalla Procura che fino a ieri sera ha sostenuto di non aver ancora iscritto il nome di Fazio nel registro e nonostante Bankitalia abbia definito «totalmente infondata la notizia». Tempi e modi dell’incontro sono stati concordati con il professor Franco Coppi che, sia pur muovendosi con discrezione e arrivando addirittura a negare agli inizi di agosto di essere il difensore del Governatore, ha incontrato più volte i vertici dell’ufficio giudiziario della Capitale.


L’indagine è ormai entrata nella fase conclusiva. Proprio in questi giorni si stanno ultimando gli interrogatori di tutti i protagonisti, dagli ispettori ai funzionari di Bankitalia che si occuparono dell’Opa lanciata dalla Banca popolare italiana su Antonveneta per bloccare un’analoga iniziativa degli olandesi di Abn Amro. E’ terminato anche l’esame dei documenti acquisiti presso la Consob, le banche e gli uffici degli imprenditori che siglarono un patto segreto per aggiudicarsi la partita. Fiorani è indagato per ostacolo all’autorità di vigilanza, falso in bilancio e in prospetto e abuso d’ufficio. Quest’ultima accusa è stata contestata anche a Francesco Frasca, il capo della vigilanza di Bankitalia che seguì personalmente l’affare su indicazione del Governatore.


Di fronte a questa situazione giudiziaria, sarebbe stato impensabile convocare Fazio semplicemente come persona informata sui fatti. «Anche perché – si spiega in Procura – è necessario concedere le garanzie di difesa necessarie di fronte alla contestazione degli atti compiuti». Lo riconosce lo stesso professor Coppi che afferma: «Sappiamo benissimo quali sono i passaggi tecnici che guidano le inchieste e dunque non ci stupisce che l’interrogatorio avverrà in veste di indagato, anzi la riteniamo una scelta ineccepibile. Abbiamo sempre manifestato disponibilità rispetto ai pubblici ministeri perché l’interesse del Governatore è sempre stato quello di contribuire all’accertamento della verità chiarendo le ragioni della propria condotta».


La posizione di Frasca è naturalmente legata a quella di Fazio. Al direttore del settore Vigilanza di via Nazionale i magistrati contestano di aver omesso alcuni controlli sia sulla situazione patrimoniale della Bpi, sia sugli accordi tra i «concertisti». E questo nonostante gli ispettori di Bankitalia avessero già espresso parere negativo all’Opa, ritenendo che non ci fossero le sufficienti garanzie finanziarie. Per superare questo ostacolo, il Governatore decise di affidare a consulenti esterni la valutazione dell’operazione. E l’11 luglio, dopo aver ottenuto un sostanziale benestare, firmò il via libera. «Ti darei un bacio in fronte», gli disse Fiorani al telefono dopo aver appreso la notizia.


Le intercettazioni disposte dai magistrati di Milano non potranno essere utilizzate dai colleghi della capitale, ma rimangono comunque fonti di prova alle quali trovare riscontro nei documenti o nel corso degli interrogatori di testimoni e indagati. I due ispettori Claudio Clemente e Giovanni Castaldi hanno confermato davanti ai pubblici ministeri di aver rifiutato di firmare la delibera che autorizzava l’Opa su Antonveneta. E hanno motivato il proprio diniego con il rischio che l’affare creasse «un buco di due miliardi di euro nei bilanci della Bpi».


Ad agosto Fazio è stato convocato dal Comitato per il credito e il risparmio e si è difeso dichiarando di aver «agito sempre seguendo la legge». Una tesi che adesso dovrà dimostrare anche di fronte alla magistratura.