5 Gennaio 2006
Il boomerang della sfiducia
Autore: Ilvo Diamanti
Fonte: la Repubblica
Un anno dopo l´altro, gli atteggiamenti si ripetono. Un anno dopo l´altro. Con poche differenze. Così, sull´anno appena finito, prevale un giudizio desolato. Coerente, peraltro, con le previsioni fatte un anno fa.
E non troppo diverso dagli anni precedenti. Perché è difficile che l´orizzonte cambi immagine e colore, se si indossano gli stessi occhiali. Con le stesse lenti. Scure.
Così, il sondaggio (curato da Demos-Eurisko per la Repubblica) sulle aspettative degli italiani nei confronti del 2006 e sulle valutazioni che riguardano il 2005 non propone novità. Sorprese.
Gli italiani, in grande maggioranza, pensano che nulla sia migliorato, in modo significativo, nell´ultimo anno.
Circa l´economia, il lavoro, la politica, anzi, ritengono che le cose siano perfino peggiorate. Semmai, qualche cambiamento si rileva nelle aspettative verso il futuro prossimo. Un po´ meno pessimiste degli ultimi anni.
Ma qui conviene chiarire. Non è tornato l´ottimismo. Perché in nessun caso prevale la quota di coloro che immaginano miglioramenti sostanziosi, nel corso del 2006.
Al più, si prevede che tutto rimarrà come adesso. Che la situazione non peggiorerà. Ma proprio questa è la novità. L´ottimismo resta un sentimento sconosciuto, agli italiani.
I quali, tuttavia, mostrano, per una volta, un grado di pessimismo minore del passato. Soprattutto per quel che riguarda il lavoro, i mercati, il rendimento delle amministrazioni locali. E ancor più la politica.
L´orizzonte, in altri termini, è sempre scuro. Ma un po´ meno di ieri. Non è molto. Ma, in questi tempi, occorre accontentarsi. Semmai, conviene valutare i motivi che hanno scongelato il clima d´opinione.
Perché hanno un significato piuttosto esplicito, sul quale è utile riflettere. Infatti, come abbiamo appena osservato, le aspettative di cambiamento si concentrano particolarmente sulla politica.
Il 53% degli italiani si attende una vittoria del centrosinistra, alle prossime elezioni. Quasi il doppio di quanti prevedono un nuovo successo del centrodestra (29%).
Gli elettori di centrosinistra, peraltro, più degli altri, dimostrano un cambiamento di umore, da un anno all´altro. Il futuro prossimo appare loro meno scuro di un anno fa. In tutti i settori.
Sicurezza, economia, qualità dell´offerta pubblica. Politica. Insomma, si sono posti in ansiosa e fiduciosa attesa che le cose cambino. Dopo il 9 aprile. Quando – ne sono convinti – Berlusconi lascerà Palazzo Chigi. E ciò è sufficiente ad alleggerirne lo spleen.
D´altronde, questo clima di “vittoria preventiva” aleggia da tempo, fra gli elettori di centrosinistra. Ancor più fra i loro leader, che discutono, da tempo, sulla composizione del governo.
Contendendosi i ministeri di maggior prestigio. A dire il vero, nel centrodestra si coglie, diffusa, la stessa convinzione. Fra gli elettori.
Oltre il 40% di essi pensa, infatti, che la propria parte politica perderà le prossime elezioni. Nel gruppo dirigente.
Soprattutto a livello locale, dove la transumanza degli amministratori di centrodestra, in particolare di Fi e dell´Udc, verso altri territori (occupati dalla Margherita e dall´Udeur), prosegue da tempo. Incessante.
Tuttavia, un po´ di prudenza non guasterebbe. Non solo per motivi di scaramanzia. Ma anche perché – come suggeriscono questo e altri sondaggi – le aspettative di successo del centrosinistra non si fondano tanto sulla fiducia nei suoi programmi e nei suoi uomini.
Ma sulla sfiducia nei confronti verso la maggioranza di governo. E il premier. Berlusconi. Che, faticosamente, da qualche settimana si affanna a spiegare agli elettori, in ogni occasione, che il suo governo ha mantenuto le promesse.
Tutte. E se i cittadini non se ne accorgono, è perché i media congiurano ai suoi danni. Distorcono la realtà. Deformano la verità. Impediscono di vedere tutte le opere pubbliche inaugurate.
Di percepire il peso delle tasse tagliate. Un problema di immagine, quindi. Molto serio, visto che i cittadini non riescono a capacitarsi di tanti cambiamenti. Di tanti miglioramenti.
Gli stessi elettori di centrodestra, come mostra il sondaggio Demos-Eurisko, ritengono che, nel corso del 2005, siano peggiorati tutti i principali indici di benessere: economia, lavoro, fisco, sicurezza. Accecati, anch´essi, dalla propaganda mediatica. E dall´improvvisa incapacità di comunicare rivelata da quello che, fino a ieri, era ritenuto (e si riteneva) il Grande Comunicatore.
Tuttavia, la sfiducia non è un buon viatico. Per nessuno. La sfiducia. Non può costituire una base di consenso solida e stabile. Tanto più se colpisce dovunque. A ritmo incessante.
Come sta avvenendo in questa fase. In seguito alla nuova ondata di intercettazioni intercettate (e pubblicate) dai giornali. Che il pubblico, i cittadini, nella maggior parte dei casi, tendono a semplificare.
Riassumere. Ridurre. A poltiglia. Come una palude. Che inghiotte tutto e tutti. E rischia di rendere tutto e tutti uguali. Immobiliari e cooperative. Destra e sinistra. Governo e opposizione. Passato e presente.
Meglio, per questo, diffidare. Dai verdetti scontati. Dalla vulgata che vuole Berlusconi vittima predestinata. Anche dei sondaggi, compresi quelli condotti in modo rigoroso.
Riescono a stimare, con buona approssimazione, le intenzioni di voto degli elettori. Oggi. Ma non possono misurare l´effetto narcotizzante di questa poltiglia indistinta.
Che appare, in prospettiva, più insidiosa, per il centrosinistra, della missione (impossibile) intrapresa dal premier in questa fase. Dimostrare – alla famiglia media, all´elettore medio – l´indimostrabile.
Che sta meglio di cinque anni fa. Visto che la propria condizione – personale e familiare – costituisce l´unica “misura” davvero comprensibile, agli elettori, per valutare il rendimento di un governo.
Assai più rischioso, per l´opposizione, è il sospetto generalizzato, lo scetticismo diffuso. La poltiglia. Può generare disincanto fra gli elettori convinti del centrosinistra.
Che rivendicano la “diversità” etica della loro parte politica. Ovvero: può scoraggiare la tentazione, diffusa fra gli elettori più incerti e delusi del centrodestra, di voltar pagina.
Suscitando in loro il dubbio che cambiare premier e maggioranza di governo serva davvero a cambiare. In meglio.
La sfiducia, quando stagna così densa, può indurre a votare chiudendo gli occhi. E turandosi il naso. Per questo conviene, al centrosinistra, diffidare della sfiducia.