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24 Marzo 2005

Il 2 giugno festa della Costituzione

Fonte: libertaegiustizia.it

Dieci minuti di applausi. Parte con la benedizione del pubblico torinese l’appello di Libertà e Giustizia di istituire la Festa della Costituzione il prossimo 2 giugno.
Mercedes Bresso, candidata dell’Unione alle regionali in Piemonte e Romano Prodi, ospite della kermesse elettorale al Teatro Colosseo di Torino, sottoscrivono la proposta: il 2 giugno 2005, “Festa nazionale della Repubblica”, si celebri in tutta Italia anche la festa della Costituzione repubblicana. David Sassoli che conduce la serata legge il testo dell’appello riportato dalle agenzie. E parte l’applauso. Un appello lanciato alla società civile, ai partiti che si oppongono alla riforma della Costituzione, ai sindacati, alle istituzioni. 


Le adesioni continuano ad arrivare.


Hanno già firmato:


Arturo Parisi, Piero Fassino, la CGIL, Gianclaudio Bressa, Claudio Martini, Nando Dalla Chiesa, Roberto Zaccaria, Gavino Angius, Giovanna Melandri,  Nichi Vendola, Leopoldo Elia, Franco Bassanini, Corrado Stajano, Articolo 21, Francesco Rosi, Luciano Pizzetti, Raimondo Ricci (Anpi), Enrico Letta, Willer Bordon, Andrea Manzella, Federico Orlando, Giuseppe Giulietti, Mario Pirani, Vasco Errani e i garanti di LeG Giovanni Bachelet, Enzo Biagi, Claudio Magris.


Il messaggio della CGIL
La CGIL esprime la propria adesione all’appello di Libertà e Giustizia perché il 2 giugno 2005 “Festa nazionale della Repubblica” si celebri anche la festa della Costituzione repubblicana.


Sarà così l’occasione per ricordare la nascita della nostra Carta, i suoi valori e i suoi principi messi in seria discussione dalla riforma approvata al Senato.


Le modifiche introdotte mettono a rischio l’universalità di diritti fondamentali rompendo la coesione nazionale; propongono una forma di governo basato su un premier “assoluto”, l’assenza di contrappesi e il contemporaneo annullamento delle garanzie attuali; intervengono su un arco di materie così vasto che si può parlare di un vero e proprio mutamento radicale della nostra Carta.


Non permetteremo questa demolizione e ci impegneremo perché la riforma approvata sia cancellata col referendum.


Il 2 giugno ricorderemo a tutti il grande lavoro unitario svolto dai padri costituenti che seppero esprimere principi fondanti per noi ancora attuali e adeguati ai bisogni e ai caratteri della nostra società.


Il messaggio di Federico Orlando e  Giuseppe Giulietti di Articolo 21
La proposta dell’Associazione “Libertà e Giustizia” di celebrare il prossimo 2 giugno ,insieme alla  tradizionale Festa della  Repubblica, anche una  nuova Festa della Costituzione, trova il  pieno consenso di Articolo 21. Il 2  giugno  1946 fu eletta l’Assemblea Costituente,  che unendo le tre grandi culture politiche del Paese, liberale,  marxista e cattolica, creò  una delle più avanzate, armoniose e civili  carte costituzionali del mondo. Una Costituzione  non astrattamente idealistica,  ma capace  di conciliare i  suoi altissimi principi con  la concretezza dello sviluppo economico e della difesa sociale, della crescita collettiva degli italiani, della proiezione del nostro Paese verso quell’unità  europea che era stata la  grande  meta del Risorgimento nazionale. La Costituzione creata  nel 1946-47 ed entrata in vigore  il 1 gennaio 1948 esprime le sue  tre culture,  armoniosamente  fuse,  nelle firme del liberale Enrico De Nicola, capo provvisorio dello Stato, del comunista Umberto Terracini,   presidente  dell’Assemblea costituente,  e del democristiano Alcide De Gasperi, presidente del consiglio dei ministri. Gli Italiani non tollereranno che a una Carta così altamente testimoniata se ne sostituisca un’altra, firmata Berlusconi-Bossi-Fini, che sono la  negazione di tutto quanto la nostra Costituzione afferma.


Costoro, o per  rivincite  ideologiche, o  per  scopi di potere,  ricattandosi reciprocamente, hanno preso ciascuno per  se un pezzo del potere  istituzionale, smembrandone  l’unitarietà e la funzionalità.  Berlusconi e  Fini si regalano un  premier con funzioni quasi presidenziali, che non avrà bisogno della  fiducia del parlamento e potrà sciogliere la  Camera politica a suo piacere. Il capo dello Stato  è ridotto  a  un  fantasma,  privato del potere di nominare il governo e sciogliere le  camere,  e quindi  della forza che oggi gli consente di esercitare una funzione di garanzia a tutela della  maggioranza e dell’opposizione. A Bossi  hanno concesso che le  Regioni abbiano potestà di legiferare in esclusiva su assistenza e organizzazione sanitaria, organizzazione e programmi scolastici  d’interesse regionale,  polizia amministrativa  regionale e  locale, ogni altra materia  non espressamente riservata alla legislazione  statale. Quest’ultima viene esercitata in parte dalla Camera (legislazione statale) e in parte dal Senato (materie concorrenti tra Stato e  regioni). La Corte costituzionale  continuerà a esercitare il sindacato di costituzionalità  delle leggi ma sarà composta di 7 membri di nomina politica (non  più  5) a  detrimento dei componenti designati dalle magistrature e  dal capo dello Stato. Entrano positivamente nella riforma costituzionale le Authority delle telecomunicazioni,  della privacy e della concorrenza;   il potere di grazia, conferito interamente al capo dello Stato;  e lo statuto dell’opposizione.


Contro questo pastrocchio,  che  traduce intenzioni buone e cattive in realizzazioni quasi tutte  inaccettabili, anche Articolo 21 simobiliterà perché il referendum   confermativo,  che sarà indetto l’anno prossimo dopo le  elezioni politi- che  respinga il nuovo modello costituzionale Berlusconi-Bossi-Fini; e perché  l’auspicata nuova maggioranza di centrosinistra ponga mano agli opportuni e condivisi aggiornamenti della Costituzione del 1948, salvandone lo spirito democratico e sociale,  l’equilibrio istituzionale e le  garanzie per  i cittadini.