ROMA – L´unico “brivido” quando, alla controconta di Pietro Scoppola sull´elezione di Prodi, cinque mani alzate dicono di no. Gelo nella sala del Brancaccio. Ma è questione di un attimo: è solo una distrazione, i cinque non dissentono, semplicemente non hanno tirato giù il braccio dopo aver già votato a favore del Professore. Unanimità dunque per Romano Prodi, da ieri presidente della Federazione, e tutto fila liscio nel gran giorno ulivista con tanto di firma autografa di Fassino, Rutelli, Boselli e Sbarbati in calce allo statuto appena approvato. Prodi può finalmente annunciare, davanti al migliaio di delegati in sala, che è nato «non un semplice accordo elettorale fra i partiti ma un soggetto stabile, con i propri organismi e con le proprie competenze». Un soggetto che – e qui la sfida è rivolta a Berlusconi – «si candida a guidare la rinascita dell´Italia, un paese smarrito e confuso». Con un «no, no, e ancora no» del Professore all´attacco alla Costituzione sferrato dal centrodestra: se una riforma «così sbagliata, così confusa, così sciagurata» dovesse essere definitivamente approvata, il centrosinistra chiamerà i cittadini di tutto il paese a «difendere la loro convivenza civile».
Ma questa Fed, annuncia il neopresidente, è solo una tappa, un primo passo, «un inizio forte, a cui seguiranno altre cessioni di sovranità, ma già oggi c´è un atto di fede nell´Ulivo». Insomma, ai tre capitoli già di competenza (esteri, Europa, istituzioni), altri se ne potrebbero presto aggiungere, a cominciare dai temi legati alla Finanziaria e all´economia. Con quanta voglia però dei partiti di cedere altre sovranità alla federazione, è questione ancora tutta da esplorare. Così come per un´altra ipotesi che circola per un futuro più o meno prossimo: la doppia tessera, ovvero iscrizione diretta alla Federazione e anche – volendo – ad un singolo partito. Per Piero Fassino in ogni caso siamo «ad un punto di arrivo ma, al contempo, ad un punto di partenza». Per Rutelli l´operazione deve guardare al futuro, puntare a coinvolgere «il popolo profondo». Boselli sottolinea che si celebra il battesimo della prima forza politica italiana. E la Sbarbati non nasconde l´emozione dei repubblicani che, «nel loro piccolo», sono orgogliosi di esserci.
Di certo, Prodi vuole una federazione «aperta» ai movimenti e alla società civile, e punta ancora a coinvolgere direttamente all´interno della Federazione «tanti nostri alleati», ovvero Verdi, Mastella, Di Pietro, Pdci, rimasti nel “cerchio largo” ulivista. Lo spiega agli stati maggiori dei partiti seduti in prima fila, con uno speciale ringraziamento per Parisi, «che ha trasformato un sogno in un progetto». Citazione che, al presidente federale dielle, fa incassare una pacca sulle spalle di D´Alema e un sorriso di Marini, «quanta strada abbiamo fatto Arturo», ovvero il riconoscimento dei suoi due grandi rivali politici, almeno fino ad una certa fase. Applaude il “partito degli amministratori”, Veltroni, Gasbarra, Iervolino, Chiamparino, mentre il candidato Marrazzo va sul palco a parlare, annunciato da Silvia Costa, fresca di nomina come capolista di Uniti nell´Ulivo per il Lazio. In prima fila anche Bassolino, new entry dell´ultimo minuto al vertice della Fed, con il governatore che entra così nell´ufficio di presidenza. Dove non figura invece Giuliano Amato, che al Brancaccio non si è fatto vedere: l´ex premier potrebbe entrare però nella cabina di regia in quota “associazioni”, nella qualità di presidente di Italianieuropei.