Trasecolare proprio no, che di casi strani nella sua carriera di giurista e quindi massimo esponente della Corte Costituzionale, il presidente emerito Valerio Onida ne ha visti e affrontati tanti. Ma sul ricorso presentato dal Governo con il quale si chiede lìannullamento del rinvio a giudizio di 33 spioni di vario grado e nazionalità, lo stesso Onida dice di «non avere memoria di un precedente simile».
Ed effettivamente è forse la prima volta che la Consulta dovrà decidere se annullare il libero convincimento di un giudice circa la necessità di garantire un processo a degli imputati. Sebbene, fa notare Onida, con il disincanto degli uomini di legge abituati a fare i conti con la realtà (ogni sabato si reca nel carcere di Bollate per aiutare i detenuti a presentare i loro ricorsi!), «non sia la prima volta che la Corte Costituzionale viene chiamata a decidere su delle sentenze. C’è il precedente, assai recente, della richiesta della Camera, sempre sulla base del conflitto di attribuzioni, di annullare una sentenza Previti. E mi sembra, nel ’98, la Consulta ha dovuto procedere sull’annullamento di una richiesta di rinvio a giudizio proveniente dai magistrati di Bologna. E in quel caso c’era proprio una questione di segreto di Stato su un documento».
Come finì?
«Direi che la Consulta risolse il conflitto a favore dell’esecutivo, nel senso che stabilì di riformulare la richiesta di rinvio a giudizio dichiarando l’inutilizzabilità dei documenti coperti da segreto, che in questo caso però erano stati acquisiti dalla Procura in piena consapevolezza».
E la differenza in fondo è tutta qua. Anche nel ricorso presentato ieri dall’avvocato dello Stato Caramazza si chiede che il provvedimento di rinvio a giudizio del gup venga annullato e che il giudice riformuli la proprie decisioni «sulla base di elementi diversi di quelli prodotti dalla Procura violando il segreto di Stato». Solo che, fanno notare in Procura, nessuno tra i documenti acquisiti nelle indagini era coperto da segreto di Stato e comunque nessuno lo ha mai fatto rilevare fino ad ora.
Possibile allora che siano le intercettazioni degli agenti segreti a pesare sul piatto della bilancia?
«Mi sembrerebbe strano: mi risulta che il segreto di Stato si possa eccepire soltanto su atti precisi, documenti sui quali il Governo pone il segreto e che la magistratura richiede. Da quello che so, basandomi però solo sulla lettura dei giornali, in questo caso i documenti erano già in possesso del pm. Insomma, è un caso un po’ singolare. Qui sembra che non sia l’autorità giudiziaria che pretende di agire su dei documenti segreti ma il Governo che decide di riconoscere come segreti dei documenti già divulgati».
Il problema è che il ricorso, per la delicatezza degli argomenti trattati, è stato secretato e dunque anche per un giurista del calibro di Onida è difficile esprimere un’opinione. Di sicuro la partita è ancora tutta da giocare.