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11 Luglio 2006

Gli 007 risponderanno solo al premier

Autore: Francesco Grignetti
Fonte: La Stampa

Il terremoto tra gli 007 è alle porte. Il governo ha deciso che è giunta l’ora di battere un colpo e che bisogna mettere mano ai servizi segreti. Al più presto. Perché non è il caso che la politica vada troppo a rimorchio dei giudici milanesi. E perché non si può lasciare che marcisca una struttura, quella dell’intelligence, che di questi tempi è di vitale importanza. E dunque quanto prima arriveranno nuovi personaggi a sostituire gli attuali direttori Nicolò Pollari e Mario Mori. Insieme verrà anche una riforma radicale del settore.

Le idee tra i ministri si vanno chiarendo: bocciata l’idea di una riunificazione che non piace quasi a nessuno, i servizi segreti resteranno due, ma saranno profondamente diversi da quelli di oggi. Resta da capire come si divideranno il lavoro. Oggi c’è una troppo meccanica suddivisione fra territorio nazionale e Paesi esteri. In teoria, il primo compete al Sisde e il secondo al Sismi. Ma in pratica non è così. Tanto è vero che il Sismi ha i suoi centri di controspionaggio in quasi ogni città italiana. E il Sisde, di converso, ha i suoi centri esteri. C’è quasi totale sovrapposizione, peraltro, anche nei compiti: entrambi si occupano di terrorismo, criminalità organizzate e spionaggio.

L’idea del governo Prodi è di cambiare nome e pelle a Sisde e Sismi. Viene spiegato: «L’attuale ordinamento è del tutto superato. Risale al 1977 quando c’era il terrorismo politico e non quello islamico. C’era ancora il Muro di Berlino, ma non Osama bin Laden». Alla maniera inglese, uno dei futuri servizi segreti dovrebbe dedicarsi alle informazioni e l’altro alla sicurezza. In soldoni: se c’è da conoscere i piani di un governo straniero, o di una multinazionale troppo spregiudicata, o di un trafficante di armi, o di un misterioso raider della finanza, quelle sono informazioni; se c’è da contrastare una cellula terroristica o una rete spionistica, quella è sicurezza. Ed è di tutta evidenza che nell’era della globalizzazione la frontiera sarebbe un parametro anacronistico. Ma la divisione dei compiti è argomento ostico e ci si sta ragionando.

Le parole d’ordine sono facili: modernizzare e razionalizzare. Difficile è metterle in pratica. Nel grande rimescolamento, comunque, il terzo servizio segreto, il Cesis, che nasce come segreteria di coordinamento, è considerato di troppo e sarà eliminato. Cambierà anche la linea di comando: superata la divisione rigida tra servizio segreto militare (il Sismi) e civile (il Sisde), sparirà anche la dipendenza funzionale dal ministro dell’Interno e della Difesa. Ci sarà però un board ristretto tra i ministri degli Esteri, dell’Economia, della Difesa e dell’Interno per concordare con il presidente del Consiglio le direttive politiche.

I nuovi agenti segreti, insomma, dipenderanno solo ed esclusivamente da Palazzo Chigi. Il premier avrà tutti i poteri. Anche autorizzare le spie a violare il codice penale (in gergo le chiamano le garanzie funzionali: stabilito che gli 007 italiani non avranno mai licenza di uccidere o di usare violenza, gli sarà concesso d’intercettare, di corrompere, di violare la corrispondenza o d’introdursi in un appartamento senza rischiare di essere arrestati dalla magistratura). Ma sarà poi la presidenza del Consiglio a rispondere allo speciale comitato presso il Parlamento. Quest’ultimo a sua volta potrebbe cambiare in composizione, magari restringendosi un po’, e guadagnando in riservatezza e autorevolezza, aumentando però i suoi poteri. Intanto oggi s’insediano gli otto parlamentari per il controllo sui servizi come prevede la legge attuale: sono Giampiero D’Alia (Udc), Emanuele Fiano, Massimo Brutti e Andrea Papini (Ulivo), Claudio Scajola e Guido Possa (Fi), Milziade Caprili (Prc) e Alfredo Mantovano (An).

Inutile dire che nei servizi segreti salteranno molte teste. D’altra parte l’esplodere dello scandalo ha segnato il destino del generale Pollari e dell’attuale gruppo di comando. Ma c’è anche un effetto collaterale dell’inchiesta che va considerato. Nomi, organigrammi, telefoni, sedi, società di copertura: tutti i misteri del Sismi sono stati squadernati nelle carte della magistratura. Addirittura sono in un atto pubblico quale l’ordinanza del gip milanese Enrico Manzi. Per un servizio segreto degno di questo nome, a prescindere dagli esiti del processo penale, bisognerà ripartire da zero. La rifondazione sarà prevedibilmente anche l’occasione per un ricambio del personale.

Con l’occasione dovrebbe cambiare anche la legislazione sul segreto di Stato che non sarà più eterno. Ci dovrà essere una decadenza. Magari a lunghissimo termine, ma a un certo punto la documentazione dei servizi segreti dovrà essere pubblica. Come accade negli Stati Uniti. Secondo Enzo Bianco, che è uno che se ne intende, un buon limite sono quindici anni.