1 Febbraio 2006
Gentiloni: sulla par condicio decido io, La Russa si rassegni
Autore: Natalia Lombardo
Fonte: l'Unità
La tentazione della Cdl. Delegittimare il presidente della Commissione di
Vigilanza: dovrebbe farsi «confortare» dai Presidenti delle Camere nel valutare
se un emendamento sia ammissibile o no. Lo annuncia Ignazio La Russa: una
provocazione o un modo per prendere tempo?
Sulla soglia di Montecitorio il capogruppo di An lancia
la sua ultima idea, di ritorno da Palazzo San Macuto, sede della Vigilanza dove
si sta votando il regolamento sulla par condicio (fermo all’art. 5 su 12). Con
lui il forzista Lainati e Butti, di An. Gli alleati dell’Udc e della Lega
sembrano ignari; solo dopo alcune ore La Russa detta alle agenzie le sue nuove
regole.
Paolo Gentiloni, presidente della commissione di Vigilanza non dà peso e
ricorda le regole vere: «Nella Vigilanza e in tutte le commissioni parlamentari
il giudizio di inammissibilità sugli emendamenti spetta al presidente, come
indicato dai regolamenti di Camera e Senato».
Lei ha inviato al presidente della Rai, Petruccioli, la lettera del Capo
dello Stato. Un atto dovuto ma anche una sollecitazione?
«Era doveroso, ma ho aggiunto un chiaro invito alla Rai a dare seguito
immediatamente al richiamo del Presidente Ciampi. Può farlo nei dieci giorni
prima dello scioglimento delle Camere».
Oggi il Cda Rai ne discute. Nota una certa lentezza?
«Non si può rispondere dicendo che non c’è nulla da migliorare perché tutto
va bene ed è sotto controllo. La Rai, diversamente dalle tv commerciali che
hanno solo principi generali, ha tutti gli elementi per applicare le leggi e gli
indirizzi della Vigilanza sul pluralismo ed essere più incisiva in questi dieci
giorni».
Ieri Berlusconi è andato a Porta a Porta. Se si fosse «infilato» a Ballarò,
come ha fatto da Biscardi, la Rai cosa avrebbe potuto fare?
«Ci sono delle regole: nelle trasmissioni informative ci si va se invitati,
non spontaneamente. Né si può fare una par condicio delle improvvisate. Ci sono
state delle telefonate in diretta, ma non può essere un’abitudine e in questo
periodo è inaccettabile. La Rai non può essere un call center».
Il regolamento sulla par condicio verrà approvato oggi o domani? Berlusconi
da Vespa annuncia calendari e intese sui faccia a faccia. È vero?
«Nessuna intesa, e non abbiamo ancora esaminato i faccia a faccia. C’è una
mia proposta e c’è un emendamento della Cdl, sulla cui base non vedo possibilità
di accordi. Comunque ringrazio il Presidente del Consiglio per la puntigliosa
attenzione con cui segue gli emendamenti di un regolamento della nostra
commissione. Spero sia approvato in settimana: tutti i gruppi dicono di
volerlo».
Ieri la maggioranza ha bocciato l’emendamento Falomi (Il Cantiere) perché i
Tg Rai diano i dati sulla presenza dei politici. Che ne pensa?
«Mi dispiace, perché migliorava i nostri regolamenti. Ma nulla vieta alla
Rai di svolgere questa funzione e auspico che lo faccia. L’ex presidente Rai,
Zaccaria, periodicamente illustrava alla stampa i dati dell’Osservatorio di
Pavia sui politici in tv».
La tele-bulimia di Berlusconi è lampante, anche se non sempre emerge dal
conto cronometrico. Come mai?
«Il problema è nei tg: in campagna elettorale va accantonata la regola non
scritta dei tre terzi, (fra governo, maggioranza e opposizione, ndr): ora è una
leggenda metropolitana con “panini”. Ci dovrebbe essere un equilibrio tra le due
coalizioni».
Cinquanta e cinquanta?
«Equilibrio. Non è giustificabile la preminenza del presidente del
Consiglio su tutto. Lo è se parla di atti del governo, ma se si accapiglia con
l’opposizione parla da leader di un partito del 20 %».
Il Garante per le Tlc, Calabrò, oggi presenterà il documento d’indirizzo
per le reti private. Per Confalonieri a Mediaset rispettano già la par
condicio.
«L’intenzione di Calabrò mi sembra molto apprezzabile».
L’Unità è assente dalla conferenze stampa delle Tribune parlamentari. Per
la direttrice Anna La Rosa, è esclusa dall’elenco di testate che ha la
Vigilanza. È così?
«L’elenco non esiste. Il nostro regolamento prevede che la direzione della
Testata Parlamentare scelga ogni volta i giornalisti che vuole invitare e ci
informi con un fax: quattro per puntata, di orientamento non uniformemente
concorde con il politico intervistato. In seguito al vostro articolo ho
verificato: in effetti negli ultimi mesi sono stati ospitati tutti i quotidiani
di partito, da Liberazione al Secolo d’Italia, da Europa a La Padania, ma c’è un
buco: l’Unità. Ieri ho sollecitato la direzione della Tsp. Mi ha assicurato che
avrebbe corretto l’anomalia».