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31 Marzo 2006

Fassino: «Con Tremonti non discuto più»

Autore: Oreste Pivetta
Fonte: l'Unità
Adesso basta. «Io con Tremonti non discuto più, ma lui deve essere chiamato
a rispondere del disastro che ha combinato». Applausi fragorosi in sala per
Piero Fassino, che cita tra le cose inaccettabili di questa destra il credito attribuito al ministro
dell’Economia, il ministro le cui scelte stanno all’origine dei nostri guai
finanziari, «peggiori di quanto si possa immaginare», cacciato una volta,
sostituito da chi ha cercato in qualche modo di rimediare, riassunto alla fine
per completare l’opera.

Così il segretario dei Ds apre il suo incontro, insieme con Francesco
Rutelli, leader della Margherita, di fronte al pubblico di Libertàegiustizia, a
Milano un pubblico assai attento e partecipe (in prima fila la padrona di casa
Krizia, Carlo De Benedetti, Umberto Eco, Giulia Maria Crespi).

Interrogati da
Sandra Bonsanti e dal sociologo Ilvo Diamanti, Fassino e Rutelli riipercorrono i
temi di questa campagna elettorale dai modi e dalle tensioni del dibattito
politico ai problemi che toccano le condizioni di vita degli italiani (dai
prezzi che salgono al precariato del lavoro, alle incertezze per il futuro), ai
contenuti di un programma, un programma solo, quello del centrosinistra, perché
altri programmi, altre proposte, da destra, non se ne vedono.

Lo spiega Fassino,
sottolineando un rovesciamento rispetto a 5 anni fa, alla campagna elettorale
cioé che condusse Berlusconi alla vittoria: nel 2001 si discuteva infatti del
“contratto con gli italiani” e il centrosinistra si era visto costretto dalla
novità a rincorrere i «sogni» enunciati da Berlusconi; oggi a farsi avanti con
idee e proposte è solo il centrosinistra, mentre la destra alza la voce per
demolire, senza argomenti, con motivazioni che non vanno oltre il pregiudizio,
lo slogan, l’insulto. Quasi che, in questa aggressione, fosse il riconoscimento
di un fallimento.

Come esprimerlo questo fallimento? Ci prova sinteticamente
Ilvo Diamanti con una domanda che rivolge agli elettori: «State bene oggi? Nella
risposta sta il senso della sconfitta della destra e di una domanda di
cambiamento che, secondo i sondaggi, è ormai della maggioranza del Paese».

Evidenziando le ragioni concrete, quotidiane, di questo malessere si supera
l’incertezza ancora presente tra gli elettori italiani. Osserva polemicamente
Diamanti: «Non è questione di conflitto di interessi… Il conflitto di
interessi reale è tra chi governa e i governanti…».

Risponde Rutelli: «Le
condizioni sono finalmente mature perché il conflitto di interessi lo risolvano
gli elettori. Cinque anni fa valse l’invito di Iva Zanicchi, acuta interprete di
una sensibilità diffusa: “Proviamolo”! Gli italiani hanno provato Berlusconi e
hanno verificato l’incapacità sua e dei suoi alleati di vincere la sfida di
questi anni. Alleati che non sono stati capaci di distinguersi mai, neppure di
fronte alle leggi pù vergognose volute dal Presidente del Consiglio».

A questo
punto inutili – concordano Fassino e Rutelli – sembrano le stravaganti
esibizioni di Berlusconi. Ci ha provato, ricorda Diamanti, a Vicenza
all’incontro degli industriali, ma prima di lui quella stessa platea aveva
ascoltato manifestando segni di consenso le concrete strategie economiche
esposte dal leader del centrosinistra Romano Prodi.

«È una doppia campagna
elettorale – aggiunge Fassino – quella a cui partecipo: c’è quella mediatica,
soprattutto televisiva condotta dal centrodestra a colpi di banale propaganda,
c’è quella costruita attraverso migliaia di incontri con gli elettori e nel
corso della quale ho scoperto e scopro grande comprensione della drammaticità
del momento e una convinta adesione alle nostre proposte di
cambiamento».