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1 Marzo 2005

“Errore ascoltare i no della Chiesa sui radicali”

Autore: Claudia Terracina
Fonte: Il Messaggero

ROMA Fausto Bertinotti si prepara al congresso di Rifondazione, forte del 59,7 di consensi, «con una linea già definita»: prepararsi all’ingresso nel governo dell’Unione, senza rinnegare gli ideali comunisti, costruendo con gli alleati un programma «per contrastare la crisi del berlusconismo e del capitalismo italiano». Prodi sembra condividere, Rutelli un po’ meno. Fassino sembra temere l’egemonia a sinistra. Ma il leader del Prc continua a dettare l’agenda dell’Unione. Per esempio, insistendo in favore dell’alleanza con i Radicali.

Segretario Bertinotti, l’intesa con Pannella però è fallita. E’ solo un’occasione mancata, o è invece la vittoria di certa parte della Chiesa?

«Non mi esprimerei così. Certo, non è bene che parte della gerarchia ecclesiale si sia espressa così ed è peggio che sia stata ascoltata. Detto ciò, io non mi arrendo, anche se c’è stato un fraintendimento e qualcuno ha scambiato l’ospitalità con l’alleanza. Ma spero sempre in un colpo d’ala dell’Unione. Mai rinunciare alla possibilità di un rinnovamento».

A proposito di rinnovamento, voi continuate a dirvi comunisti. Questo mentre in Europa c’è un dibattito sull’abolizione di simboli quali la falce e martello. Pensate a qualche modifica del nome o dell’immagine del partito?
«Assolutamente no. Rifondazione si è rinnovata e si rinnova con la sua collocazione nella Sinistra europea e nei movimenti e si batte per l’affermazione di una sinistra alternativa e radicale in Italia. E la nostra sfida è portare i nostri contenuti a prevalere anche nell’Unione».

Cosa che fa a pugni con certe istanze moderate che arrivano dai suoi alleati. Per esempio, dalla Margherita.

«La ricerca unitaria è fatta anche di contrasti e di lotte politiche. Dinamiche obbligatorie, mi viene da dire, grazie alla ”prigione” del maggioritario»

Ma per Rifondazione quali sono i punti irrinunciabili del programma dell’Unione
?
«Con questa alleanza non puntiamo a una contrattazione su questo o quel punto, nè a piantare bandiere. Il tempo della desistenza è finito. Vogliamo piuttosto ridefinire un nuovo modello di sviluppo attraverso una grande riforma politico-sociale che, dopo 25 anni, possiamo riavviare».

Ma avrete pure delle priorità.

«Difendere il potere d’acquisto dei salari e delle pensioni. Ristabilire i diritti per i lavoratori, negati dalla precarietà. E’ un percorso che si costruisce insieme agli alleati, ma anche ai sindacati e ai movimenti, verificando di fronte ai fatti cosa fare. Per esempio, noi siamo per l’intervento pubblico per risolvere la crisi Fiat e per abolire la legge 30 sul mercato del lavoro, la Bossi-Fini sull’immigrazione e la legge Moratti sulla scuola. Ma siamo aperti al confronto».

Anche sul tema del no alla guerra?

«Sulla pace non possono esserci contrattazioni. Apprezzo, in proposito, il no dell’Unione al rifinanziamento della missione militare italiana in Iraq. E anche che Prodi, come leader dell’opposizione, abbia ribadito l’importanza dell’articolo 11 della nostra Costituzione, e abbia chiesto la fine immediata dei bombardamenti americani su Ramadi. Non condivido invece certe aperture incondizionate all’amministrazione Usa, anche se occorre tener conto della no vità. Credo che la politica americana si trovi ancora a un bivio, tra il riconoscimento dell’errore fatto in Iraq e la possibilità di un’ulteriore espansione militare. Detto ciò, conviene verificare questo processo».

Prodi però ha anche ammesso l’uso della forza in caso di massacri, purchè sotto l’egida dell’Onu
.
«Non si può estrapolare una frase dal contesto. Prodi si riferiva solo all’eventualità di un genocidio».

Lei è stato in Puglia, per sostenere Nichi Vendola. Una sua eventuale vittoria quanto peserebbe nella composizione della squadra di governo?
«Non siamo più al bilancino dei rapporti nella coalizione, ma alla vigilia di una nuova primavera, scatenata da forme inedite di partecipazione e di passione politica. Dobbiamo rivoluzionare il nostro modo di pensare. Lo dimostra il consenso che sta raccogliendo Vendola, la cui candidatura, fortemente voluta e sostenuta dal popolo pugliese, sta suscitando entusiasmo e speranza anche da parte del sindaco e del presidente della Provincia di Bari, che non fanno parte della sinistra radicale».

Parliamo,infine, di primarie. Se Prodi si presentasse in ticket con Fassino, lei come risponderebbe?

«Ribadisco, le primarie non le ho chieste io. Ma l’ipotesi del ticket sarebbe una sgrammaticatura rispetto all’impostazione originale».