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17 Febbraio 2006

Enrico Letta: «Convinceremo Bertinotti a liberalizzare in Italia»

Fonte: Corriere della Sera
Magari lo fece un po’ alla chetichella. Ma la Commissione europea guidata
da Romano Prodi nel 2004 aveva proposto una direttiva Bolkestein molto più
liberista. Quella passata ieri all’Europarlamento conserva invece un’infinità di
lacci e laccioli che l’attuale candidato premier del centrosinistra voleva
tagliare, appoggiato da Mario Monti. E Enrico Letta, responsabile economico
della Margherita, lo sa.

Misurata sull’originale, la direttiva sui servizi
votata ieri non ha un po’ il sapore della resa?

«La questione della Bolkestein è
legata al “no” francese sulla Costituzione europea – risponde Letta rientrando
da Strasburgo, dove ha votato “sì” alla direttiva emendata – . Ormai era un
totem. Le questioni di merito non contavano più, era diventato il simbolo di
un’Europa che non tutela i diritti e scatena una concorrenza tutta al ribasso.
Al referendum in Francia solo questo ha spostato due milioni di voti».

Dunque
l’anima aperta al mercato nel centrosinistra ha deciso che le liberalizzazioni
possono attendere?

«Solo l’Europa ci può aiutare ad aprire di più il mercato,
anche in Italia. Il punto è un altro: io sono un europeista realista, l’Europa
non si fa contro il consenso dei cittadini. Questa volta l’Ulivo italiano a
Strasburgo è stato parte di un compromesso che è partito da socialisti e
popolari tedeschi. E abbiamo scongiurato lo spettro dell'”idraulico polacco” e
evitato uno sconquasso».

Ora dovrete trasporre la direttiva in Italia. Se
governerete, tornerete alla versione «rafforzata»? Il testo passato ieri non ve
lo impedisce.

«Non ho dubbi che su servizi e professioni c’è bisogno di aprire
al mercato. Cinque anni fa sarebbe stato più facile, la crescita economica
viaggiava al 3%. Ora Rifondazione, Verdi e Comunisti italiani hanno votato
contro il compromesso di Strasburgo. Ma siccome vorrei governare con loro,
bisognerà trovare una forma di riequilibrio. Di questi tempi c’è bisogno di un
approccio comune, con lo stesso realismo che abbiamo praticato in Europa».

Non
rischiate di ritrovarvi indietro rispetto alla vita reale delle imprese?

«La
globalizzazione cambia le cose, ma le leggi hanno bisogno lo stesso di consenso.
E questa proprio non eravamo riusciti a spiegarla».