15 Gennaio 2007
Ecco il manifesto dei Democratici
Autore: Goffredo De Marchis
Fonte: la Repubblica
Roma – Inizia parafrasando la Costituzione degli Stati Uniti: «Noi, i democratici…». È il manifesto del nuovo partito che nasce dall´Ulivo. Una bozza provvisoria, precisano gli estensori. Ma il documento fondativo ha già una spina dorsale, una sua struttura. È lungo dodici pagine e parte da un preambolo in cui vengono elencati i principi ispiratori del progetto: «Un´Italia più prospera, più giusta, più libera», «l´unità dell´Europa», «i bisogni delle persone», «i limiti della politica». E «la laicità». Su questo punto si sta consumando la discussione finale tra i saggi, rimasti in dodici dopo le dimissioni di Giorgio Ruffolo: Rita Borsellino, Liliana Cavani, Donata Gottardi, Roberto Gualtieri, Sergio Mattarella, Ermete Realacci, Virginio Rognoni, Michele Salvati, Pietro Scoppola, Giorgio Tonini, Salvatore Vassallo, Luciano Violante. Un mix di intellettuali e politici di Ds e Margherita. Il professor Scoppola, durante l´ultima riunione venerdì scorso, ha puntato i piedi chiedendo modifiche al testo base, proponendo correzioni, alcune accolte e altre per il momento respinte.
È un punto delicato, quello della laicità, che vede spesso schierati in posizioni opposte i fondatori Ds e Margherita. Il “Manifesto” parla di una «politica che deve intervenire con estrema cautela su materie che toccano convincimenti e dilemmi morali», della «laicità dello stato, e in particolare la laicità delle sue istituzioni scolastiche» che si garante del rispetto delle «convinzioni più profonde delle persone». Si ricordano «l´energie morali che scaturiscono dall´esperienza religiosa», si affida al «dialogo tra diverse visioni religiose, etiche, culturali» l´esito di soluzioni normative «ragionevoli e condivise». Ma Scoppola, come al seminario di Orvieto, è preoccupato di «lasciare troppo campo libero al centrodestra nella sfera delle istanze cattoliche». E chiede molte precisazioni. Un riferimento all´articolo 7 della Costituzione (che regola i rapporti Stato-Chiesa) e al Concordato sono stati inseriti malgrado alcune perplessità. Rischiano infatti di escludere dal processo i socialisti dello Sdi che la Quercia punta ad arruolare ma che in campagna elettorale si sono battuti per l´abolizione del patto con il Vaticano. Non è passata per ora la richiesta di precisare da quale posizione il Pd parte nel «dialogo» tra le culture. Stoppati anche i riferimenti più puntuali invocati da Scoppola su dignità della persona e limiti della scienza. Ma il «punto è irrinunciabile» secondo l´intellettuale cattolico.
Naturalmente, lo sforzo dei saggi è quello di tenere insieme le storie passate delle forze che daranno vita al Partito democratico. I due “redattori” del testo, Roberto Gualtieri e Salvatore Vassallo, stanno lavorando come matti per trovare la sintesi. Il Pd ha «le radici sia nel cristianesimo sia nell´illuminismo», scrivono, trae «alimento sia dal pensiero politico liberale sia da quello socialista». Ma soprattutto vuole superare gli errori del Novecento e fare un salto nel nuovo millennio.
I dodici saggi hanno disegnato un´Italia diversa (perché quella di oggi è sull´orlo del «declino»). Responsabilità e merito, intelligenze e cittadinanza, concorrenza e competitività. Il Manifesto si occupa anche dell´atto di nascita del partito. Dice chiaro e tondo che «sottoscrivere questo manifesto e versare una quota minima, saranno condizioni necessarie e sufficienti per partecipare, sulla base del principio “una testa un voto”, alla formazione degli organi costituenti». Insomma, il peso dei partiti fondatori non dovrà farsi sentire troppo nella genesi del Pd. Ma il timore di Scoppola è che il varo del documento fondativo stia avvenendo proprio sotto il condizionamento di Ds e Margherita. «Il Pd non dev´essere una pratica da evadere perché ormai non si può tornare indietro, ma è chiamato a muovere passioni. Deve lasciare un segno. Ma io non vedo ancora né i “liberi e forti” di Sturzo né l´efficacia del fantasma che si aggira per l´Europa di Marx». Occorre dunque trovare una chiave letteraria al testo, una formula vincente e possibilmente duratura. Se non in termini di secoli, almeno di anni.
La solita controversia sull´adesione al Partito socialista europeo sta attraversando anche i lavori del comitato. Si lavora su una formula che vincoli il Pd a stare «nel campo delle forze riformiste e progressiste» e su un´altra che, visto il modello della mozione unitaria della Margherita, faccia riferimento ai «rapporti con il Pse». Ma ancora una volta Scoppola scuote la testa: «Nessun riferimento al socialismo europeo. Un soggetto decide la sua collocazione dopo la nascita, non prima». La prossima riunione dei saggi dovrebbe essere quella finale. Ci sarà alla fine del mese, forse il 26. «E poi il Manifesto lo si pubblica e basta. Senza sottoporlo al giudizio dei committenti, cioè dei partiti», propone il professore ulivista. Ma questo è davvero troppo per le segreterie di Quercia e Margherita.