La legge elettorale si potrebbe
rivelare come i pifferi di montagna della fiaba, che andarono per suonare e
furono suonati. Progettata in fretta per battere la sinistra, la legge concede
invece all’Unione un vantaggio al Senato (posso spiegarlo a chi ha passato il
corso di Algebra I, gli altri si fidino di Renato). Ma, prima che si contino i
voti, si proclamino i vincitori e partano ambizioni, lottizzazioni e rimpianti,
è già in corso la prima, grande, battaglia della prossima legislatura: la
crociata sul conflitto di interessi.
Negli Stati Uniti i giudici conservatori della Corte Suprema, Scalia
e Alito, considerano la Costituzione una pergamena da interpretare alla lettera,
imbalsamata, non vivente, impermeabile al canone del presente. Dissento: le
leggi sui diritti vivono per i diritti del tempo, ipocrita ingessarle al XVIII
secolo. «L’esproprio proletario» per Canale 5 sarebbe un assurdo per ogni
persona in buona fede: proposto dal no global Caruso, una volta che lo tireranno
fuori dal freezer dove è stato riposto in campagna elettorale, verrebbe irriso.
A lungo, prima del Berlusconi politico, Canale 5 fu più equilibrato della Rai,
merito di Confalonieri e Mentana. Ma l’uso pugnace dei media controllati, non
solo contro gli avversari di Berlusconi ma persino contro i suoi alleati quando
serviva — e amaramente l’hanno sperimentato Follini, Fini, Casini, Bossi e
Tremonti nei giorni di disgrazia —, conferma che un primo ministro non può
regnare su un impero media.
I conflitti di interessi, tutti non solo quello
extra large di Berlusconi, vanno regolati, con equità e intese con
l’opposizione, senza diktat o vendette, per garantire libera concorrenza, di
mercato e di idee sotto la Costituzione. I firmatari dell’appello non se ne
abbiano, ma sottovalutano Berlusconi: la metà degli italiani che si accinge a
votarlo, con la maggioranza in bilico, lo fa perché ne condivide le idee o
detesta la sinistra, non per i media.
Berlusconi, che ha dimostrato passione
politica formidabile, può battersi da protagonista anche senza il doping del
conflitto di interessi. Non ha vinto grazie ai media, non ha perso per loro: ma
dall’11 aprile in poi è bene che tutti competano finalmente alla pari, senza gli
steroidi della tv.