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29 Marzo 2006

E’ scoppiata la guerra del conflitto di interessi. Ecco chi la vincerà

Autore: Gianni Riotta
Fonte: Corriere della Sera
La campagna elettorale italiana è entrata in dirittura d’arrivo, con il
centrosinistra di Romano Prodi in vantaggio nei sondaggi (ormai vietati da una
legge che considera gli elettori come poppanti che si farebbero incantare dai
sonaglini del mio amico Renato Mannheimer) e il centrodestra di Silvio
Berlusconi che affida la rimonta alla mobilitazione degli astenuti conservatori,
attratti dall’energia del primo ministro.

La legge elettorale si potrebbe
rivelare come i pifferi di montagna della fiaba, che andarono per suonare e
furono suonati. Progettata in fretta per battere la sinistra, la legge concede
invece all’Unione un vantaggio al Senato (posso spiegarlo a chi ha passato il
corso di Algebra I, gli altri si fidino di Renato). Ma, prima che si contino i
voti, si proclamino i vincitori e partano ambizioni, lottizzazioni e rimpianti,
è già in corso la prima, grande, battaglia della prossima legislatura: la
crociata sul conflitto di interessi.

Con Prodi a Palazzo Chigi sarà rimossa «l’anomalia», così la definisce un
appello congiunto di Ferrara, Ostellino e Ricossa, di un premier capace di
controllare tv, siti web, giornali, riviste, libri, assicurazioni, finanziarie,
squadre di calcio (sia pur minori) e altre attività? Già da giorni la stampa
vicina al presidente del Consiglio pubblica articoli sul tema, provando a
individuare in Massimo D’Alema, esponente Ds che ha avuto parole risolute sul
tema, il bersaglio. Con intelligenza lo si individua avversario centrale e si
comincia a tessere un negoziato che ha come scopo finale garantire «che nessuna
legge a maggioranza priverà della possibilità legale di far politica» Silvio
Berlusconi.
Ci associamo senz’altro allo spirito migliore di questa iniziativa. Ogni
intento punitivo contro le aziende del premier, contro Mediaset, contro i suoi
giornali e il suo impero media sarebbe inopportuno politicamente, cigolante per
la Costituzione e di dubbio gusto. Ma se, per la seconda volta dopo il 1996, il
centrosinistra non avesse la tempra liberale di legiferare che in una democrazia
del XXI secolo nessuno può essere giocatore e arbitro, che chi controlla spazi
vitali dei media non può competere come leader politico in vantaggio sugli
altri, allora si violerebbe l’anima della Costituzione, che assicura parità ai
cittadini.

Negli Stati Uniti i giudici conservatori della Corte Suprema, Scalia
e Alito, considerano la Costituzione una pergamena da interpretare alla lettera,
imbalsamata, non vivente, impermeabile al canone del presente. Dissento: le
leggi sui diritti vivono per i diritti del tempo, ipocrita ingessarle al XVIII
secolo. «L’esproprio proletario» per Canale 5 sarebbe un assurdo per ogni
persona in buona fede: proposto dal no global Caruso, una volta che lo tireranno
fuori dal freezer dove è stato riposto in campagna elettorale, verrebbe irriso.
A lungo, prima del Berlusconi politico, Canale 5 fu più equilibrato della Rai,
merito di Confalonieri e Mentana. Ma l’uso pugnace dei media controllati, non
solo contro gli avversari di Berlusconi ma persino contro i suoi alleati quando
serviva — e amaramente l’hanno sperimentato Follini, Fini, Casini, Bossi e
Tremonti nei giorni di disgrazia —, conferma che un primo ministro non può
regnare su un impero media.

I conflitti di interessi, tutti non solo quello
extra large di Berlusconi, vanno regolati, con equità e intese con
l’opposizione, senza diktat o vendette, per garantire libera concorrenza, di
mercato e di idee sotto la Costituzione. I firmatari dell’appello non se ne
abbiano, ma sottovalutano Berlusconi: la metà degli italiani che si accinge a
votarlo, con la maggioranza in bilico, lo fa perché ne condivide le idee o
detesta la sinistra, non per i media.

Berlusconi, che ha dimostrato passione
politica formidabile, può battersi da protagonista anche senza il doping del
conflitto di interessi. Non ha vinto grazie ai media, non ha perso per loro: ma
dall’11 aprile in poi è bene che tutti competano finalmente alla pari, senza gli
steroidi della tv.