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1 Giugno 2005

E Berlusconi rassicurò il ragioniere: “Anche l’opposizione è d’accordo”

Autore: Goffredo De Marchis
Fonte: la Repubblica

ROMA – “E il centrosinistra?” ha chiesto Andrea Monorchio prima di accettare la designazione alla presidenza della Rai. “Il centrosinistra è d’accordo”, è stata la risposta giunta da Palazzo Chigi. Così è cominciata la giornata in cui è stato silurato Claudio Petruccioli e ancora di più un civil servant del calibro di Monorchio, ex ragioniere dello Stato, oggi presidente della Infrastrutture spa.

Con il passare delle ore si è scoperto che il problema non era solo il via libera del centrosinistra. Quella di Berlusconi si è rivelata una decisione solitaria anche nella sua maggioranza. Pier Ferdinando Casini, contattato da Rutelli, confidava di aver saputo del cambio di cavallo solo a mezzogiorno di ieri. Gianfranco Fini era stato sentito poco prima.

Con risultati non molto diversi in termini di freddezza, se Ignazio La Russa bruciava Monorchio ancora prima dell’esame in Vigilanza: “L’Unione faccia un altro nome”. Poi, dal voto della commissione arrivava il colpo di grazia: per il presidente designato solo 12 voti a favore e cinque esponenti della Cdl che, nel segreto dell’urna, votavano “no” insieme con l’opposizione.

Un vero disastro. E un vero “giallo”, iniziato nella notte tra lunedì e martedì quando spariva Petruccioli e usciva fuori il nome di Monorchio.


I leader dell’Unione, per tutto il giorno, negano contatti con il governo. Dopo la “resa” di Prodi su un accordo di garanzia presidente-direttore generale, Ds e Margherita aspettavano soltanto la formalizzazione della nomina di Petruccioli. La mossa di Berlusconi li ha colti di sorpresa.

Non ne sapeva nulla Francesco Rutelli, al quale Petruccioli andava benissimo (e la sua nomina avrebbe spalancato la casella della commissione di Vigilanza per un suo uomo, Paolo Gentiloni), non ne sapeva nulla Prodi che da Creta ribadiva: “Le trattative con Gianni Letta si sono interrotte tre giorni fa.


Dopo, non c’è stato più nulla”. Piero Fassino si è addirittura “offeso per non aver ricevuto nemmeno una telefonata”. La telefonata l’ha fatta invece lui, a Monorchio: “Dottore, non abbiamo nessun problema sulla sua persona.

È il metodo che non va bene. Non cada in una trappola, questi la vogliono bruciare”. Monorchio avrebbe risposto confermando in pratica che da Berlusconi erano venute ampie assicurazioni. “Non pensavo che ci sarebbe stata una contrapposizione così forte sul mio nome”, ha detto l’ex Ragioniere dello Stato.


La domanda a questo punto è: davvero Berlusconi aveva delle carte in mano fornite dall’opposizione? Ai suoi collaboratori più stretti il premier ha raccontato di un colloquio con Prodi avvenuto il 25 aprile al Quirinale: “È stato lui a dirmi che Monorchio era una personalità autorevole e spendibile per un’authority, volendo”.

Il Cavaliere deve aver fatto due più due: Prodi non è convinto di Petruccioli, Prodi invece apprezza Monorchio. In più, c’è la possibilità di seminare il panico nell’opposizione mettendo tutti contro tutti. Se questa è stata la ratio, si è trasformata subito in un boomerang.


Anche perché il Professore aveva scelto tutt’altro criterio per la Rai. Voleva il ticket di garanzia. Non avendolo ottenuto, aveva lasciato la decisione a Palazzo Chigi. Senza fare nomi.


La scelta di Berlusconi alla fine ha avuto ripercussioni soprattutto sulla maggioranza. Tanto che i cinque franchi tiratori della Vigilanza hanno voluto far pesare il loro malcontento pur sapendo che Monorchio non sarebbe comunque passato.

Un segnale inequivocabile al Cavaliere. Che però si tiene una carta di riserva, una soluzione “creativa”. Al posto di Monorchio il Cavaliere potrebbe candidare Francesco Alberoni che ha retto Viale Mazzini negli ultimi mesi dopo le dimissioni di Lucia Annunziata.

La bocciatura in Vigilanza del sociologo è scontata, ma Alberoni rientrerebbe dalla finestra. In mancanza del voto parlamentare, infatti, la guida del Cda spetta al consigliere anziano. Oggi è Sandro Curzi, 75 anni.

Ma Alberoni è più vecchio dell’ex direttore di Telekabul di quattro mesi. E per l’anagrafe toccherebbe a lui. Quasi un gioco di prestigio.


Il “giallo” sancisce le divisioni nella Cdl, ma lascia un clima di sospetti reciproci dentro il centrosinistra. “Non so se ci siano state delle complicità”, butta lì Gentiloni. “Devono aver pensato: rafforziamo Prodi che ci conviene e diamo un colpo a Ds e Margherita”, argomenta Dario Franceschini.

I Ds dicono che forse all’ultimo momento Berlusconi deve aver capito che nominando Petruccioli non poteva avere la garanzia di una Rai al suo servizio. “Anche perché Claudio – dicono a Via Nazionale – avrebbe sollevato il caso se gli avessero proposto un direttore generale, come dire, non potabile”.

“Il primo partito del centrosinistra non brucia un suo dirigente dopo che è stato tenuto sui giornali per giorni”, aveva detto Fassino, superate le iniziali perplessità su un diessino alla guida di una Rai berlusconizzata. Il blitz del Cavaliere però ha messo in secondo piano le divisioni del centrosinistra e spaccato invece in maniera plateale la maggioranza.