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17 Gennaio 2006

Ds e Dl avvisano il Professore: leadership a rischio se fai la lista

Autore: Umberto Rosso
Fonte: la Repubblica

Il sipario sul vertice più difficile si alza alle nove e mezzo della sera, e in un rullare di tamburi di guerra. A mezzanotte, fine dei giochi. Francesco Rutelli lo ha anticipato, nel valzer di riunioni di una frenetica giornata, in modo chiaro ed esplicito: «Se Prodi rompe, e mette in campo una sua lista, non è più il candidato premier del centrosinistra: a quel punto, lo sarà chi prende più voti alle elezioni». Salterebbe del tutto lo schema con cui il centrosinistra ha gestito fin qui la partita, «e si giocherà allora a tre punte, come il centrodestra» avverte ancora Rutelli.

Piero Fassino è sulla stessa linea, i due partiti fanno muro di fronte al rilancio del Professore, e se la notte dovesse portare una fumata nera, nel dopo- elezioni la maglietta della premiership potrebbe finire proprio sulle spalle del segretario diessino.

Ma Romano Prodi, nel quartier generale di Santi Apostoli, dove l´uno dopo l´altro prendono posto Rutelli, Fassino, e poi via via D´Alema, Parisi, Marini, Chiti, Franceschini, è pronto a far valere lo «spirito delle primarie» che sente come evaporare nelle manovre dei partiti.

A insospettire prima e a far decisamente arrabbiare poi il Professore, l´ultimo episodio di una catena secondo Romano ormai lunga: “il patto segreto” di casa Rutelli, come gli ulivisti lo chiamano. Ovvero, il faccia a faccia all´Eur fra il presidente della Margherita e Fassino, due domeniche fa. In piena tempesta Unipol ma, secondo la versione arrivata alle antenne uliviste, con il piatto forte dedicato agli accordi elettorali chiusi fra i due.

Prodi l´ha presa male: «Avete stretto l´accordo, mettendomi davanti al fatto compiuto: mi avete fatto trovare già pronta perfino la lista dei sottosegretari del futuro governo».

Uno “sgarbo” poi bissato qualche giorno dopo, in una riunione alla Camera degli stati maggiori Ds e Margherita, assente D´Alema ma anche Arturo Parisi. Nuove accuse dei prodiani: si discute di capilista, quote elettorali e collegi alle nostre spalle. Macchè, ridimensiona Chiti, «abbiamo parlato di comunicazione elettorale, visto che come Ds e Margherita faremo una campagna unica alla Camera sotto l´Ulivo».

Ricostruzione che non ha convinto i prodiani. Che perciò, mentre al secondo piano del palazzo di Santi Apostoli si consuma il rito della lunga notte dell´Unione, inoltrano un duro messaggio: «Fra i ds e la Margherita circola su di noi la seguente convinzione: questi qui cercano soltanto qualche deputato in più, basta poco per trovare l´accordo. Sbagliato. Noi poniamo una grande questione politica, il partito democratico».

Solo che sull´accelerazione che il Professore ha lanciato («all´improvviso, senza mai averne parlato negli incontri dei giorni scorsi con Rutelli e Fassino», accusa la Margherita) non si intravedono spiragli di mediazione.

Rutelli non ha dubbi: «I nostri partiti hanno preso delle decisioni, dopo un lungo confronto, votando, in maniera democratica. E nella Margherita eravamo tutti d´accordo, ulivisti compresi. Non c´è alcuna ragione perciò per rimettere in discussione quelle scelte. A pochi giorni dallo scioglimento delle Camere!».

Cosa spinge perciò il Professore a riaprire il tormentone? Il presidente della Margherita, secco: «Prodi ha dei motivi tutti suoi. Ma sia chiaro: se rompe gli accordi, se nasce una lista nel suo nome, allora si ridiscute anche tutto il resto. Compresa la sua candidatura a premier del centrosinistra».

Il centrosinistra si ritrova dunque sul filo della rottura. Aut aut al Professore. In uno scenario da terremoto. Ds e Margherita che non indicano più Prodi come premier, il Professore che scende in campo con una sua lista o collegato ad una rete di civiche, il futuro candidato del centrosinistra eletto sul campo, in base al numero dei voti raccolti. Lo scenario peggiore, per il centrosinistra, che può saltar fuori a fine vertice.

Ma non è la lista del Professore – assicurano i prodiani – la ragione dello scontro, «non c´è assolutamente questo obiettivo occulto». Ma la lista dell´Ulivo al Senato, quella sì. La bufera Unipol ha riaperto le porte all´astensionismo, spiegano, e si vincono le elezioni solo rilanciando una nuova scommessa unitaria molto forte. Ma neanche per il listone al Senato si aprono molti margini. Fassino propone: simbolo Ulivo accanto a quelli dei partiti a Palazzo Madama. La Margherita: si può trattare su qualche lista civica, magari in Friuli, collegata a Illy, o in qualche altra regione.

Forse, spingendosi fino al punto di ipotizzare un listone ulivista in campo in tre, quattro regioni, per ragioni di tecnica elettorale. E sul tavolo della trattativa anche un pacchetto di parlamentari da riservare al Professore. Venti alla Camera e dieci al Senato, tanti da formare una “componente” nel futuro gruppo unico dell´Ulivo.