Roma – Mario Draghi bacchetta le
banche: troppi costi e poca efficienza. Tommaso Padoa-Schioppa lancia un
appello: è indispensabile un più attento servizio alla clientela. Il
governatore della Banca d’Italia e il ministro dell’Economia parlano
all?assemblea dell?Abi, l?associazione bancaria italiana. In sala, tra gli
altri, ci sono anche Prodi, Fassino, Bertinotti, Franceschini e Gianni
Letta.
Inizia Draghi: i tassi per i mutui e per i crediti al consumo «sono
più elevati della media Ue»; il «tasso annuo effettivo globale» di questi
ultimi è maggiore di circa un punto percentuale; i tassi praticati dalle
finanziarie, specie sulle operazioni di piccolo importo, sono «ancora più
alti». Silenzio in sala. Il governatore incalza: per lavorare un assegno in
Italia «si richiedono ancora in media 7 giorni». Troppi. «Ed è incredibile
che debba servire una legge» per facilitare la trasmissione digitale delle
immagini che ne consentirebbe «una significativa riduzione». In più,
istituti come la commissione di massimo scoperto, sono «poco difendibili»:
in Parlamento c?è un disegno di legge che ne impone il divieto. Perciò,
fatte le grandi fusioni è ora di guardare all?efficienza e ai clienti: il
consolidamento è solo «un punto di partenza». Servono adesso «guadagni di
efficienza»; il mercato si aspetta «risparmi» dall?unificazione delle
piattaforme tecnologiche, dall?integrazione dei canali distributivi,
dall?aumento della produttività del lavoro.
Più in generale, Draghi guarda
con favore agli interventi legislativi per abolire i costi di chiusura dei
conti correnti e estinguere i mutui senza penalità. Condanna l?uso eccessivo
del contante. Reclama la salvaguardia del bene prezioso della «reputazione».
In 19 cartelle lette d?un fiato, con un solo dato macro (un Pil al 2% in
Europa nel secondo trimestre) il governatore incita a ridurre tempi e
costi.Il ministro del Tesoro, invece, parla a braccio; di tanto in tanto
guarda un suo personale calepino dove s?è annotato i concetti chiave. Uno è
questo: l?Abi «ha fatto molto» per offrire un più attento servizio alla
clientela, «ma voi come aziende forse non fate abbastanza». E se ci sono
stati «progressi» con l?iniziativa Patti Chiari, «ancora oggi non c?è
uniformità di comportamenti» verso la clientela. Poi, proprio sulla
commissione di massimo scoperto: interventi legislativi come questo non
sarebbero stati presi se la concorrenza avesse cambiato autonomamente le
pratiche verso i clienti. «Investire per crescere», il monito che vale per
il Paese, è importante anche per le banche.
Le parole del governatore e
del ministro piacciono ai consumatori. In difesa delle banche intervengono
tra gli altri il presidente Abi, Corrado Faissola e l?amministratore
delegato di Unicredit, Alessandro Profumo. Il primo assicura che i costi per
gli utenti, specie quelli sui conti correnti, sono diminuiti e i servizi
bancari sono meno cari che in Europa. Riconosce che i tassi sui mutui sono
«lievemente più elevati», ma questo ha a che fare anche con il permanere di
«un rischio paese» che si concretizza «in un maggior costo della provvista
di circa 20 punti base». Spiega che dopo l?istruttoria sulle condizioni dei
conti correnti avviata dall?Antitrust, non ci sono state sanzioni. Al
dunque- spiega- ogni banca crea «ricchezza» per l?intera economia ma sulle
sue spalle pesano il fisco e la complessità degli adempimenti. Il secondo va
dritto al punto: i prezzi dei mutui sono più alti perché vi sono «condizioni
diverse». In Italia, «per prendere la casa a chi non paga il mutuo ci
vogliono 7 anni, in Germania uno».