2222
20 Ottobre 2005

Dalle Primarie all’Ulivo: il riscatto di Arturo, il politologo che vorrebbe sciogliere i partiti

Autore: Giorgio Gazzotti
Fonte: Il Resto del Carlino

“Ben scavato vecchia talpa”. Se Parisi fosse marxista potrebbe congratularsi così con sè stesso. Perché, mentre in tanti buttavano palate di terra per seppellire maggioritario e Ulivo, lui continuava ostinato a scavare.

Convinto che prima o poi le sue idee avrebbero rivisto la luce. E che luce! Nel giro di 48 ore, da giapponese che rifiutava di arrendersi e uscire dalla giungla dei suoi sogni di politologo, si è ritrovato vincitore. Primarie, Ulivo e persino il Partito democratico rispolverato da Rutelli. Un trionfo.

Strano destino quello di Arturo Parisi l’americano. Ha inciso più lui sulla politica italiana della maggior parte dei suoi colleghi (sua fra l’altro l’idea del referendum sulla preferenza unica). Eppure da molti è sempre stato bollato come un minoritario, un sognatore, un politologo che non sa fare politica.

Secondo Baget Bozzo, non capisce la volontà degli elettori. Certo Parisi è uno spigoloso e non ama i compromessi. Lui pensa in grande. Negli anni Novanta decise che si doveva fare come in America, un partito democratico. E siccome i voti li avevano i Ds, chiese loro di sciogliersi. Sciogliere i partiti, è sempre stata la sua idea fissa. Qualcuno lo soprannominò «Alì il chimico».

Al fianco di Prodi, e con l’Ulivo del ’96, pensò: ci siamo. Poi ci fu quel singolo voto che fece cadere Prodi e gli dissero che non sapeva neppure fare i conti. Ma lui ricominciò a scavare. Nel 2004 sembrava fatta, era tornato Prodi ed era tornato l’Ulivo. Poi il no di Rutelli e Marini. Di nuovo minoranza.

Arturo il testardo tirò fuori allora un’altra idea americana: le primarie. Molti dissero no, Fassino in testa. Altri fecero la solita ironia sulle pensate del politologo. Le primarie si son fatte ed è andata come si è visto. Il politologo sognatore aveva capito bene cosa volevano gli elettori.