2222
11 Novembre 2005

Cronaca di uno Scandalo

Autore: P.Castagnetti, L.Violante
Fonte: l'Unità

Le tortuose vicende della legge Cirielli, approvata alla Camera dopo un’inversione dell’ordine del giorno, nel giorno del black out dell’informazione per lo sciopero dei giornalisti, costituiscono uno dei simboli della confusione e delle convulsioni nella cosiddetta casa della libertà sul delicato tema della giustizia.

Sarebbe lungo l’elenco delle leggi ad personam, ad personas e contra personam approvati dalla maggioranza per tentare il salvataggio del leader e di qualche suo sodale sotto processo, o per celebrare qualche vendetta.


Forse per una sorta di riequilibrio interno a un’alleanza che agli elettori si era presentata con le insegne “legge e ordine”, e che invece realizzava impunità e confusione, a un certo punto della legislatura un deputato di An, Edmondo Cirielli, propone questa legge che aumenta a dismisura le pene per alcuni tipi di condannati. Essa nasce, dunque, animata dal più puro spirito repressivo.

Dalla casa della liberta alla casa circondariale, osserva qualcuno. Ma strada facendo diventa “salvapreviti”: un emendamento proposto dal centrodestra accorcia la prescrizione anche per i processi in corso. Il reato di corruzione di magistrati, contestato all’on. Previti, sarebbe estinto per prescrizione.

Grazie alla battaglia politica e parlamentare dell’opposizione lo scandalo per una legge ritagliata ancora una volta sui problemi giudiziari di un dirigente di Forza Italia diventa una questione nazionale.

Ne parlano anche alcuni quotidiani stranieri. Tutta l’Unione chiede al ministro Castelli i dati sugli effetti della legge. In un primo momento il ministro dice che i dati non ci sono. In un secondo momento dice che ci sono ma non sono attendibili.

In un terzo momento dice che ci sono e non sono preoccupanti; ma non li dà perchè nessuno avrebbe insistito nel chiederli. A questo punto il presidente Casini, raccogliendo le proteste dell’opposizione, gli ricorda che quei dati li ha chiesti, e ufficialmente, la Commissione Giustizia.

I dati finalmente arrivano, ma presentati in modo tale che non si capisce nulla. Nel frattempo la Cassazione comunica gli effetti della legge sui processi che pendono davanti ai suoi giudici. È un vero disastro! Le corruzioni, per dirne una, si prescriverebbero all’ottanta per cento.


Berlusconi continua a dire che è un’ottima legge e che va approvata così com’è. Ma scatta l’allarme anche nel centrodestra. L’Udc, che pure aveva votato alla Camera e al Senato il testo che garantiva l’assoluzione a Previti, a questo punto propone di escludere dalla riduzione della prescrizione i processi che versano in Appello e in Cassazione, come – appunto – è nel caso di Cesare Previti.

La legge già corretta ad personam è rivista con un emendamento apparentemente contra personam. Ma c’è sotto un artificio, un cavillo per azzeccarbugli, a spiegare come e perché l’emendamento sia fatto proprio dal resto della maggioranza.


In questo modo si crea una irragionevole disparità di trattamento. Imputati che hanno avuto tribunali solleciti sarebbero esclusi dal beneficio; mentre ne beneficerebbero imputati davanti a tribunali più… riflessivi.

Il centro destra sostiene per alcune ore che è una menzogna, ma presenta all’ultimo momento una ulteriore versione del testo che vieta l’applicazione del beneficio non solo all’Appello e alla Cassazione, ma anche al primo grado, ma solo se c’è già stata l’apertura del dibattimento.


In Aula parla in mattinata lo stesso Previti: standing ovation da parte di coloro che gli avevano garantito prima la prescrizione e ora lo riespongono al rischio della condanna. Una fila commossa e plaudente si avvicina al banco dell’ex ministro della Difesa.


Sul tema parla nel pomeriggio l’ex ministro Mancuso. Dice tutto il male possibile dell’emendamento dell’Udc. Aggiunge che è incostituzionale, che interverrà la Consulta e che l’emendamento verrà annullato.

Ergo, Previti sarà salvo. Scattano applausi scroscianti da parte di quelli che mezz’ora dopo voteranno come un sol uomo la norma da Mancuso definita incostituzionale. Sperano che la Consulta faccia quello che non è riuscita a fare la maggioranza?


L’Unione, pur certa che la Corte non si presterà a nessuna strumentalizzazione, decide unanimemente che il troppo è troppo. Non si partecipa al voto su questo imbroglio. Una volta approvato l’emendamento,


Alleanza Nazionale torna a trasformare la Casa delle libertà in Casa circondariale: esalta l’aumento irragionevole di pene per i recidivi, per cui gli italiani saranno finalmente sicuri. Davvero?

In carcere entreranno altre migliaia di poveri cristi, mentre i boss della mafia potranno continuare a far leva sulle lungaggini dei processi, sulla mancanza di personale, sulla mancanza di fondi, sulla mancanza di carta, sulla mancanza di riforme.

Per noi la questione non è mai stata se condannare o salvare Previti. Degli affari criminali si occupano i tribunali non il Parlamento. Noi siamo mossi dalla preoccupazione e dalla responsabilità di garantire a chiunque, imputato o vittima, il giusto processo, ed evitare che la giustizia vada avanti per prescrizione dei reati invece che per accertamento della verità.


Spetterà all’Unione riformare il processo, garantire la sicurezza ai cittadini, rispettare i diritti di tutti attraverso regole certe e non dettate dal bisogno di salvare Tizio o Caio. Sarà difficile, lo sappiamo.

Ma possiamo assicurare gli italiani che ce la metteremo tutta, che garantiremo sicurezza, diritti e libertà, e che mai più il Parlamento dovrà vivere giornate indecorose come quella di mercoledì 9 novembre 2005.