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7 Ottobre 2005

Costituzione addio

Autore: Nicola Tranfaglia
Fonte: l'Unità

A leggere con un po’ di attenzione il testo della legge proporzionale che andrà martedì prossimo in discussione alla Camera si resta, a dir poco, interdetti. Il testo così come è uscito dalla commissione affari costituzionali è nello stesso tempo involuto e contrario apertamente alla lettera e allo spirito della costituzione ancora vigente.


La Carta del 1947, che ha trovato nel capo dello Stato il difensore più franco ed eloquente, afferma nel primo dei suoi articoli che «la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Ma, nel testo a disposizione, si parla di liste bloccate e dunque decise non dagli elettori cittadini ma dai segretari delle forze politiche che si presentano alle elezioni. Come la solenne affermazione dell’articolo 1 possa conciliarsi con così aperto disprezzo della sovranità popolare è questione che resta del tutto irrisolta.


Che poi in tutta la coalizione della cosiddetta Casa delle Libertà che ancora ci governa ci sia soltanto la minoranza non tanto ampia dell’Udc che si batte ancora per eliminare almeno le liste bloccate è un sintomo assai significativo della scarsa, per non dire nulla,fede democratica e costituzionale non soltanto del ministro Calderoli ma anche degli esponenti di Forza Italia e di Alleanza nazionale che sponsorizzano con grande disinvoltura il disegno di legge.


A questo primo aspetto se ne aggiunge un secondo più volte smentito da telegiornali e gazzette ma che rimane perfettamente in piedi nel testo uscito dalla commissione. I voti espressi al di sotto del limite del due per cento vanno perduti per la forza politica che li consegue come per la coalizione a cui quel partito si collega. Ora sostenere che introducendo la legge si vuole rappresentare meglio il paese cade rovinosamente di fronte a una clausola come quella appena citata.


Osservatori italiani e stranieri hanno del resto sottolineato a ragione che il sistema proporzionale accentua e ristabilisce la coalizione interna alle coalizioni e tende a indebolirne la forza a differenza di quel che accade con il sistema maggioritario attuale,sia pure con la correzione proporzionale del venticinque per cento. C’è da chiedersi come proprio Berlusconi che ha sperimentato in questi anni la rissosità interna alla sua coalizione si disponga ad affrontare un sistema che renderà assai più difficile anche a lui il governo dei suoi alleati.


Ma c’è un ulteriore contraddizione di cui finora nessuno ha parlato ma che appare a chi scrive addirittura clamorosa. Secondo il calendario fissato dalla maggioranza il venti ottobre,cioè nella settimana successiva,si andrà al voto sulla legge di revisione costituzionale n.2544 che prevede la cosiddetta devoluzione leghista ma che contiene anche e in primo luogo il premierato assoluto e il ridisegno dei maggiori organi costituzionali,dalla presidenza della repubblica alla corte costituzionale.


Ora quella legge,ceh sarà per fortuna sottoposta a referendum,poggia chiaramente su un sistema maggioritario piuttosto che proporzionale e l’adozione di un sistema come quello che si sta delineando cozza inevitabilmente con l’impianto di quella revisione costituzionale.

Ma allora cosa vogliono veramente Berlusconi e la Casa cosidetta delle Libertà? Come si conciliano l’una e l’altra strategia? Che senso ha un primo ministro che non è neppure in grado di controllare la sua coalizione e può trovarsi da un giorno all’altro in minoranza? E come si fa a parlare ancora come fa l’onorevole Fini di difesa del bipolarismo di fronte al nuovo sistema?


Son tutte domande queste con altre che potrebbero porsi di fronte allo spettacolo di disprezzo della costituzione e di improvvisazione frettolosa che stanno dando in queste settimane il governo Berlusconi e la maggioranza che lo sostiene.