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9 Dicembre 2005

Così finisce l’anno dei furbetti

Autore: Stefano Menichini
Fonte: Europa

Se non fosse inutile ripubblicare il testo di un giornale ben più
diffuso del nostro, riproporremmo integralmente l’intervista di Claudio
Gatti al senatore Grillo, ieri sul Sole 24 Ore. Qualcosa simile a un
efficace interrogatorio giudiziario, nel corso del quale l’uomo che nel
’94 fece nascere il Berlusconi primo ed è poi stato architrave dei
rapporti fra Antonio Fazio e mondo politico riconosce di aver fatto
speculazioni di borsa sui titoli Antonveneta passando per la Popolare
di Lodi e godendo di rapporti col suo managementtali da avere
informazioni non in possesso di altri. Il dubbio viene allo stesso
intervistato: mi sta accusando di insider trading? chiede a Gatti.
Giudichi lei stesso… Il tutto per guadagnare cinquemila euro, visto
com’è finita male la scalata di Fiorani all’Antonveneta.

Ma si sa, come
dice D’Alema i politici quanto a soldi si accontentano di molto meno
degli altri. Tanti bravi e onesti cooperatori italiani, per esempio, si
stanno chiedendo in questi giorni di quanto si sarà accontentato il più
scaltro di loro, quel Giovanni Consorte di Unipol che con la Bpi di
Fiorani ha fatto, in privato, le stesse speculazioni borsistiche a
livelli molto più alti di Grillo, col sospetto (dei pm, non nostro) che
guadagni garantiti servissero a compensarlo dell’appoggio alle
operazioni del banchiere di Lodi. Fino a nuovi sviluppi, tutti i
protagonisti dell’estate delle Opa sono solo indagati. Agendo non a
orologeria ma nell’emergenza di impedire il perfezionamento di
ulteriori reati, la magistratura ha sbaraccato in tre mesi le ambizioni
di un intero coté finanziario. La fragilità strutturale delle scalate
ha fatto il resto ed è tuttora il punto più debole della posizione di
Unipol, ferma sulla soglia di Bnl.

Dovendo trarne una conclusione non
giudiziaria, si può dire che è naufragato un tentativo di ristrutturare
i poteri finanziari in chiusura di legislatura e prima che si apra la
nuova stagione. Se questi erano i mezzi adoperati e la solidità dei
protagonisti, chi aveva criticato le scalate può considerare di aver
avuto ragione. Chi le ha appoggiate in nome dei diritti dei newcomers,
s’è fatto sviare da simpatie personali o politiche. Destini individuali
a parte, essendo la cooperazione una grande risorsa italiana occorre
ora tifare perché Unipol esca al meglio dalla situazione nella quale è
stata cacciata. Rimangono due incognite. Quando la Banca d’Italia
uscirà dal sonno nel quale è fatalmente caduta avendo al vertice un
Governatore che è soltanto un sopravvissuto, a sua volta indagato. E
quali regole di comportamento si darà la politica ­ appunto, in una
nuova stagione ­ per evitare di farsi coinvolgere di nuovo nel gioco
degli amici e dei nemici, dei troppo ingenui e dei furbetti.