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21 Luglio 2005

Coppie di fatto, via libera ai Pacs

Autore: Marco Marozzi
Fonte: la Repubblica
ROMA – Racconta un´Italia che si apre
ai Pacs, i patti di solidarietà previsti dalla Francia per le
convivenze gay. Riceve subito gli applausi delle associazioni degli
omosessuali e al pomeriggio si trova costretto a chiarire che «come è
noto non ho mai equiparato le convivenze di fatto al matrimonio». Ma
ripete: «Ritengo tuttavia che un governo debba preoccuparsi dei diritti
di tutti i cittadini e della necessità di disciplinare i problemi
giuridici e civili anche di coloro che scelgono di vivere insieme
stabilmente in forme diverse dal matrimonio».

Chiarisce e insiste Romano Prodi, «cattolico e laico» che dice di
ispirarsi a De Gasperi. I giornalisti della stampa estera vogliono
sapere che tipo sia, i programmi per l´Italia, come viva l´Europa. E
lui, in un´ora e mezzo, molto più a suo agio che con gli italiani,
annuncia un Paese profondamente diverso da quello di Berlusconi. Senza
«leggi ad hoc», senza un presidente della Banca d´Italia scelto a vita,
senza la legge Bossi-Fini, senza «compiaciuto antieuropeismo».

I giornalisti di mezzo mondo sono molto attenti ai diritti civili, ai
rapporti – «ingerenze» dice uno – con il Vaticano nell´epoca di Papa
Ratzinger e del sorgere in Italia di molti teo-con. «Vi consiglio di
leggere il discorso fatto da Ciampi di fronte al Papa, al Quirinale –
risponde Prodi – è stato di grandissimo equilibrio e di dottrina
ferma». È un richiamo alla laicità dello Stato prendendo come faro il
presidente della Repubblica. «Io sono cattolico e laico – si racconta
il Professore – ho sempre ritenuto, fin dalla mia formazione giovanile,
che un cattolico in politica debba obbedire ad alcuni grandi principi e
orientamenti, ma abbia la responsabilità di tradurli autonomamente in
politica. Una responsabilità che spesso porta dei problemi».

«Mai strumentalizzando la Chiesa, – insiste – mai rinunciando ai miei
principi e mai rinunciando ai miei doveri di politico e alla
responsabilità che un politico deve avere, e al rispetto dei principi
da un lato e della propria coscienza soprattutto». Questa è «la
difficoltà del politico moderno», quella «con cui tanti politici
italiani si sono misurati, a cominciare da De Gasperi, al quale cerco
di ispirarmi».

È in questa luce che Prodi parla di diritti. «Nell´Unione riflettiamo
in modo non formale – risponde sui gay – e l´orientamento verso i patti
di tipo francese è di tutta la coalizione. Sui singoli articoli si può
discutere ma solidarietà e riconoscimento dei diritti civili per i gay
ci guidano verso un orientamento comune». «Bravo» applaudono a
sinistra. In casa Ds, Barbara Pollasatrini, Livia Turco, Giovanna
Melandri («ora i Pacs nel programma dell´Unione»), Luigi Manconi.
Pecoraro Scanio per i Verdi. L´Arci Gay annuncia che voterà per il
Professore alle elezioni primarie.

Ma il cattolico Prodi non è comunque – con il no ai matrimoni
omosessuali – il socialista Zapatero, che dice di preferire a Blair ma
confinando il discorso sulla politica europea in cui sono «allineati».
E si fermano alla Ue le critiche al premier britannico, a cui si
concede «un´attenzione positiva» per il «rinnovamento della società
inglese».

Europa, Italia. Prospetta un «comitato di saggi» – «vedrei a
presiederli Helmut Kohl» – per tentare di far uscire la Ue dalla
paralisi dei no alla Costituzione. Dice che «ora il cammino della
Turchia verso l´ingresso è molto più complicato». Accusa «qualche
membro del governo italiano» (Tremonti in testa) per aver
«strumentalizzato» quei risultati per nascondere i «fallimenti
nazionali». Ma definisce giuste» le proposte di Pisanu sul terrorismo.