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28 Aprile 2005

Colle, governo e leadership il premier cerca il Gran Patto

Autore: Claudio Tito
Fonte: la Repubblica

ROMA – I vecchi Dc lo chiamavano “caminetto”. Adesso potrebbe essere più semplicemente una cena riservata. Silvio Berlusconi è convinto che a questo punto ci sia bisogno di un chiarimento soprattutto “personale” prima che politico all’interno della Casa delle libertà. Riunire intorno ad un tavolo i leader del centrodestra, ossia Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini e Marco Follini, per concordare tutti passi che la coalizione deve compiere da qui alle elezioni del 2006.


Soprattutto stabilire i ruoli di ciascuno. A cominciare appunto dalla leadership dell’alleanza fino agli incarichi istituzionali. Un “caminetto” da accendere al più presto, nei prossimi giorni. Magari nelle prossime sere. Per porre fine a quella che il Cavaliere chiama la “girandola delle indiscrezioni, il teatrino della politica”. Accontentare i “cinquantenni” della Casa delle libertà tentando di porre fine alla “corsa” per l’eredità per la quale si sono iscritti in moltissimi, anche dentro Forza Italia.


Con la proposta del partito unico del centrodestra, il premier pensa di giocare l’ultima carta per poter essere competitivo con Romano Prodi. La premessa è sempre la stessa: “la Casa delle libertà un leader già ce l’ha e sono io”. Però vuole certificare la disponibilità a formalizzare una “successione”. Proprio come fece nel settembre del 2003 quando in una cena a casa del presidente della Camera si rivolse a Fini e allo stesso Casini chiamandoli “delfini”.

“Perché lo sapete – disse allora – che sarete voi a succedermi, che toccherà a voi guidare il centrodestra”. Dopo lo scossone della crisi di governo, dopo le intemperanze degli alleati e dopo gli espliciti inviti dei partner a mettere in discussione la sua candidatura per il prossimo anno, il Cavaliere ha deciso quindi di chiarire gli aspetti più “personali” del percorso che si aprirà nei prossimi mesi. Definire con tutti le possibili cariche della futura legislatura. Palazzo Chigi, Quirinale, Partito. Un disegno da mettere a punto in un incontro possibilmente segreto e soprattutto ristretto ai quattro o cinque big della maggioranza.


Nel frattempo il presidente del consiglio è preso tra due fuochi anche dentro il suo partito. Tra chi lo invita a tenere duro e chi gli suggerisce di scendere a patti soprattutto con l’Udc. Le scelte tattiche di questi giorni ne sono la dimostrazione. Il Cavaliere sembra oscillare tra queste due linee. Ieri, ad esempio, incontrando un sottosegretario forzista confermato nel nuovo gabinetto, si è lasciato ad un breve ma intenso sfogo.


“Mi sono davvero stancato – è esploso – sono costretto a trattare qualsiasi cosa con Fini e Follini. Io così non ci sto più. Lascio tutto e torno alle mie imprese. Eppoi facciano loro, decidano. Vogliono farmi fuori? Sono io che me ne vado”. Ossia va in “panchina” come ha sintetizzato ieri parlando con i giornalisti.

Poche ore dopo, però, con i suoi collaboratori, forse galvanizzato dal dibattito parlamentare della Camera, è invece ripartito al contrattacco: “Follini dice che la mia leadership non è scontata? Allora sappia che anche il suo partito non è scontato. Se voglio, l’Udc lo svuoto. E poi vediamo chi è il leader”.


Di sicuro a palazzo Chigi hanno iniziato a valutare e costruire le possibili alternative. I sondaggi commissionati, cui lo stesso premier ha accennato nella replica a Montecitorio, sono la prova che l’ipotesi di rinunciare alla premiership esiste. Basti pensare che della questione il Cavaliere ne ha parlato anche con Umberto Bossi che non ha chiuso le porte ad un altro eventuale leader purché sia sempre Berlusconi a “garantire” il Carroccio.

Al momento si tratta di una semplice subordinata cui Sua Emittenza accederà solo se costretto, magari se la partita contro il Professore si rivelerà impossibile. Eppure in questi giorni c’è un Berlusconi “doppio” che come un pendolo passa dalla “resistenza” ad oltranza alla disponibilità al dialogo.

Certamente tra le strade percorribili, Berlusconi ci mette anche il Quirinale. Nel menù del 2006 c’è il dopo Ciampi e di recente non ha nascosto un interessamento “personale”. Per se stesso o per un alleato. “Se non ci posso andare io o Letta – ha detto a mo’ di battuta – ci può salire Casini…”.


Il laboratorio delle candidature immaginato da Palazzo Chigi passa comunque attraverso il partito unico della Cdl. Secondo il Cavaliere, già nelle prossime settimane, prima del congresso dell’Udc, si potrebbero tenere gli “Stati Generali” del centrodestra in cui ipotizzare un cammino comune.

E poi, a settembre, un congresso straordinario di Forza Italia per ufficializzare il sì dei forzisti al nuovo soggetto politico. Sempre che il “caminetto” sia davvero illuminante e il puzzle istituzionale si completi in tutti suoi pezzi.