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7 Ottobre 2005

Ciampi frena la nuova legge elettorale

Fonte: Corriere della Sera

Sono rimbalzati fino al Quirinale i dubbi espressi da diversi costituzionalisti sulla riforma elettorale messa in cantiere dal governo. E sono parsi tanto fondati che il segretario generale della presidenza, Gaetano Gifuni, ha preso contatto con il suo interlocutore di Palazzo Chigi, Gianni Letta, per segnalargli quelli che anche agli uffici tecnici del Colle paiono punti critici. Sospettabili di incostituzionalità.


Gli snodi della legge potenzialmente «viziati» sono tre:

1) la soglia di sbarramento al 2 o 4 per cento, che metterebbe fuori gioco Union Valdotaine e Sudtiroler Volkspartei, azzerando la rappresentanza di due Regioni, in spregio al diritto sancito dalla Carta di tutelare le minoranze linguistiche;

2) l’indicazione del nome del candidato premier sulla scheda di voto che, se accettabile con riserva nel sistema maggioritario, non lo è nel proporzionale, in quanto esproprierebbe il capo dello Stato della prerogativa di conferire lui l’incarico;

3) i criteri di assegnazione del premio di maggioranza al Senato, con il problema di come applicare le soglie di sbarramento.

Questi gli aspetti sotto speciale osservazione. Potrebbero essere sgombrati e resi costituzionalmente accettabili, come suggerisce il Quirinale, visto che i termini per emendare la legge scadono lunedì. Se non lo fossero, il governo corre il pericolo di vedersi negata la firma di ratifica di Ciampi e non avrebbe più tempo per correggere la riforma prima del voto. Ma pure la ex Cirielli, detta salva-Previti, è oggetto di un perplesso esame: sullo scrittoio del capo dello Stato c’è da mercoledì, oltre al dossier tecnico-giuridico preparato dai consiglieri del Colle, anche il rapporto della Cassazione che illustra gli allarmanti effetti di quella legge.

Per quanto riguarda invece la devolution, al Quirinale si nega che si sia mai studiata l’ipotesi di un messaggio alle Camere. Poi, trattandosi di una riforma costituzionale per la quale è già stato annunciato un referendum, il problema della controfirma del presidente non si pone. Senza contare che, se intervenisse, Ciampi di fatto si schiererebbe con uno dei due fronti in conflitto.