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23 Febbraio 2005

Ciampi e Csm, no al salva-Previti

Autore: Massimo Giannini
Fonte: la Repubblica

Il conflitto istituzionale tra governo e presidenza della Repubblica, invece di stemperarsi, si arricchisce di un nuovo capitolo: il ddl sulla prescrizione breve, noto come legge Cirielli, o ancora meglio come «norma salva-Previti». Il testo è all´esame del Senato. Se sarà approvato nella formulazione attuale, Ciampi con ogni probabilità potrebbe esercitare per l´ennesima volta le prerogative concesse dagli articoli 74 e 87 della Costituzione. Non firmando la legge, e rinviandola alle Camere per «manifesta incostituzionalità». Mai come in questa occasione, le perplessità del Quirinale sembrano condivise da tutti gli addetti ai lavori. Costituzionalisti e penalisti, magistrati e processual-penalisti. Ieri mattina, sul Colle, è salito anche il vicepresidente del Csm. Un incontro di rito, ma che cade in un momento tutt´altro che casuale. Con Ciampi, Virginio Rognoni ha compiuto una ricognizione di tutte le «pratiche» più spinose ancora sul tappeto. Oltre alla riforma Castelli sull´ordinamento giudiziario (sulla quale il Quirinale segue con attenzione l´esito della mediazione di An sulle modifiche ai punti contestati dal messaggio presidenziale) la pratica più delicata è proprio la legge «salva-Previti». Oggi su questa legge si pronuncerà il plenum del Consiglio superiore della magistratura. Una risoluzione non richiesta dal Guardasigilli, che tuttavia i vertici di Palazzo dei Marescialli, in pieno accordo con il Capo dello Stato, hanno voluto pronunciare, a conferma della «criticità» della questione. Come ha anticipato lo stesso Rognoni al presidente, sarà una bocciatura senza appello. All´esame dell´organo di autogoverno dei giudici arriverà una relazione di maggioranza, proposta da tutti i togati e dai «laici»: la legge – dice quella relazione – è viziata da illegittimità costituzionale, sotto tutti i profili. E il parere finale del Csm andrà a rimpinguare il già corposo «dossier» istruito dagli uffici del Quirinale e fermo sulla scrivania del presidente.
I rilievi al testo che riduce i tempi della prescrizione sono pesanti come macigni. Sono stati segnalati con forza proprio due giorni fa da ben 61 penalisti di tutti gli orientamenti politico-culturali. Non solo Giuliano Vassalli, ma anche esperti di diritto di area Cdl. Un mese fa un analogo appello bipartisan era stato firmato da tutti i maggiori processualisti dell´Associazione nazionale presieduta da Mario Chiavario. Il giudizio è sempre lo stesso: la legge «salva-Previti» è incostituzionale perché viziata da «palese irragionevolezza». Di più: è «una legge criminogena». Propizia il delitto, invece che prevenirlo. Se infatti il legislatore minaccia di mandare in carcere per 5 o 6 anni l´autore di un reato, ma al tempo stesso gli garantisce la possibilità di evitare facilmente la condanna grazie ad un abbattimento dei termini della prescrizione, viene del tutto a cadere l´effetto deterrente della norma. E a dispetto della «vulgata» rassicurante del centrodestra, la nuova legge incide pericolosamente sui processi in corso, producendo la prescrizione di un enorme numero di reati. Anche molto gravi. L´elenco, segnalato dai penalisti e ben in vista sugli appunti del presidente della Repubblica, è lunghissimo: «Reati di usura, furto in abitazione, omicidio colposo, corruzione, calunnia, truffa ai danni dello Stato, circonvenzione d´incapace, falso in atto pubblico, resistenza al pubblico ufficiale, millantato credito, frode nelle pubbliche forniture, favoreggiamento, vilipendio di cadavere, sfruttamento della prostituzione». Non solo. Il colpo di spugna voluto dal Polo finirebbe per estendersi anche a «quasi tutti i reati societari, compreso l´aggiotaggio». Sarebbero a rischio addirittura processi come quello sulla bancarotta Parmalat. Nel parere che sarà varato oggi dal Csm, tra l´altro, si legge che «se si tiene della durata media di un processo di merito si può ragionevolmente concludere che quasi tutti i processi per reati puniti con la pena della reclusione compresa nel massimo tra i 5 e i 6 anni, e la grande maggioranza di quelli per reati puniti con la pena della reclusione massima di 8 anni, sono destinati a sicura prescrizione. Un´analisi compiuta presso la Corte d´Appello di Bologna ha stimato che per tale fascia di delitti, sul totale dei processi iniziati davanti al giudice, la quota destinata a prescriversi passerebbe dall´attuale livello del 9,60 a circa il 47. Il che in termini assoluti equivarrebbe a una grandezza dell´ordine di 4.500 processi».
Un provvedimento di portata così devastante non poteva non destare la massima attenzione da parte di Ciampi. Anche in questo caso (come ricordato dal Sole 24 Ore) avrà un rilievo decisivo il «precedente» cui il Colle fece già riferimento ai tempi della contestatissima norma sul legittimo sospetto. Si tratta della sentenza numero 353 emessa dalla Corte costituzionale nel 1996, con la quale la Consulta sancì il principio della tutela della «efficienza» del rpocesso di fronte all´»abuso» delle istanze di rimessione «a fini dilatori». Principio che, se è risultato fondamentale nel giudizio di legittimità sulla legge Cirami, a maggior ragione lo sarà sulla legge Cirielli. E non deve essere un caso se proprio questa stessa sentenza è espressamente citata nel parere che sarà approvato oggi dal plenum del Csm.
A questo punto, diventa ancora una volta cruciale l´atteggiamento che la maggioranza terrà nel corso del dibattito parlamentare. Anche in questo caso, il riflesso condizionato del centrodestra è stato lo stesso che aveva caratterizzato la strategia iniziale seguita sulla riforma dell´ordinamento giudiziario: testo blindato, nessuna modifica possibile da parte delle Camere. Se la linea dura tanto cara ai falchi di Forza Italia, a Castelli e alla Lega, sarà confermata nei prossimi giorni, la legge «salva-Previti» non valicherà il Colle. Se invece la Cdl sarà disponibile a un ripensamento, e a una correzione di rotta, qualche spiraglio si può ancora aprire. Anche se non è facile, sul piano tecnico-giuridico, introdurre elementi di ragionevolezza costituzionale in un testo che non ne ha e non ne può avere. È stato pensato come «norma personale», mirata a tutelare la posizione processuale di un singolo imputato. Ma per occultare un movente così «scandaloso», è diventata una «legge generale», volta a evitare il processo per una vastità di colpevoli. Non c´è, non ci può essere alcun metodo, in tanta follia.