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21 Dicembre 2005

Ci hanno salvato Consob e magistratura

Autore: Salvatore Bragantini
Fonte: Corriere della Sera

Fazio ha lasciato: lo avesse fatto a luglio, quando la sua posizione s’è
fatta insostenibile, sarebbe stato meglio per tutti. Aveva ricevuto un avviso
prezioso dai suoi dirigenti con la schiena dritta, non autorizzare l’operazione:
era mezzo salvato. Ha voluto invece autorizzarla, munito del conforto familiare
e della fragile scialuppa di pareri giuridici avulsi dalla sostanza del
problema; è affondato.

Cosa è andato storto? Non diamo tutte le colpe a chi esce di scena, e
cominciamo dove i problemi nascono: ancora una volta i controlli interni di una
grande impresa quotata si sono rivelati di cartapesta. Dobbiamo pur cominciare a
domandarci a cosa sia dovuta questa omertà a prova di bomba: da Cirio, a
Parmalat, a Lodi, la costante è il fallimento dei controlli interni. La
convinzione della copertura di personaggi altolocati, vera o meno, ha da noi una
forza dirompente. Quanto ai controlli esterni, dalle colpe del principale
controllore ci han salvato solo Consob e magistratura. Certo, questa interviene
tardi, perché i padroni dormono mentre la casa brucia; come i pompieri, non si
preoccupa se l’idrante sciupa il mobilio di pregio e frantuma i
soprammobili.

Fosse per Fazio, avremmo oggi a capo di uno dei principali gruppi bancari
una banda di malfattori. Il livello di morale civile cui, in capo a cinque anni
di eccezionale malgoverno, è precipitato il Paese, ci ha reso ridicoli al mondo.
C’è un male profondo – forse l’eclisse della politica vera – che spiega
l’incapacità di far tesoro degli errori, da Parmalat giù fino a Tangentopoli.
Molti si augurano che non si torni a quei tempi «bui», ma buio è solo quando non
c’è speranza; se alcuni, Pera in testa, sognavano la ghigliottina, tanti
cittadini onesti speravano solo un Paese migliore.

Il malaffare emerso nel 2005 nasce dalla discrezionalità che Fazio ha
preteso di continuare a esercitare anche quando, dalla fine degli anni ’90, il
mondo era cambiato. Essa crea figli (non c’era solo Fiorani), e figliastri;
pochissimi hanno avuto l’ardire di parlarne pubblicamente, fra questi, nel
proprio ruolo, il commissario Monti. Il nostro Paese spesso disprezza
servilmente chi ha il potere, perché non ha la forza per opporglisi in modi
rispettosi dei differenti ruoli, ma non per questo sottomessi. Tenersi buona la
banca centrale era divenuto il modo più sicuro per conservare il posto se si era
disposti alla genuflessione.

Come ha scritto Gustavo Minervini, si è trasformato quello che era, per la
direttiva bancaria Ue, un potere di opposizione alle concentrazioni pericolose
per la stabilità del sistema, in un potere di autorizzazione preventiva, cui
ogni operazione doveva essere sottoposta. È la prima cosa da cambiare. La
discrezionalità toglie ogni garanzia a chi ne è vittima. Sia chiaro, la
sorveglianza bancaria non è fatta solo di coefficienti: serve anche la capacità
di valutare le persone, ma è proprio lì che Fazio ha fallito platealmente.

Le democrazie mature, quelle nate da una rivoluzione, insegnano che chi può
abusare del proprio potere prima o poi lo farà. La legge è scattata anche per la
Banca d’Italia, che rischia di scontare a lungo le colpe di chi l’ha governata.
Se domani arriva un’Opa, Banca d’Italia si muoverà in mezzo alla cristalleria.
Ogni mossa può mandare in frantumi tutto, e la difesa della «italianità» del
sistema bancario è stata screditata anche dove poteva aver senso.

Fazio aveva la coscienza tranquilla, ne avrà parlato al confessore; sarebbe
giusto dire una parola di verità, oltre che al prevosto, anche agli italiani,
dei quali era un dipendente. Diceva di volere una banca autonoma dalla politica,
e l’ha invece trascinata nella contesa. Avrebbe dovuto vigilare per difendere la
stabilità e la reputazione del sistema; ha gravemente nuociuto ad ambedue. Come
epitaffio, non c’è male.

Ora speriamo che il metodo della scelta sia adeguato, e che il successore
sia capace di rimediare ai danni, adeguando finalmente la banca alla nuova
realtà. Quando sarà tornata la calma e gli idranti avranno smesso di lavorare,
forse varrà la pena di cercare di capire cosa è successo davvero, affidando
un’inchiesta a un personaggio autorevole e indipendente; lo fanno spesso quegli
strambi degli inglesi, che qualche esperienza, in secoli di democrazia, se la
sono fatta.