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31 Marzo 2005

“Chi vota per Storace vota per Berlusconi”

Autore: Carlo Fusi
Fonte: Il Messaggero

ROMA Novantancinque euro agli statali o cento? Nella diatriba tra Berlusconi e Fini, Francesco Rutelli non sceglie: «Se dicessi 97 o 103 sarebbe ridicolo. Se quando ero sindaco di Roma e dovetti fare il contratto integrativo per il trasporto pubblico di Roma fosse intervenuto un segretario di partito a dirmi cosa dovevo fare l’avrei giudicata un’ingerenza insopportabile».

Ma così scantona anche dalla domanda… Proviamo in un altro modo. Dare più soldi al pubblico impiego è un cattivo esempio come sostiene Berlusconi o no?

«Il problema del pubblico impiego sta nella perdita del potere d’acquisto che è molto più grave e sostenuta di quello che registra il tasso ufficiale di inflazione. Se il governo, come in questo caso, aspetta anni prima di rinnovare il contratto significa che il momento del rinnovo si gonfia di un drammatico arretrato, di una perdita di potere d’acquisto che è venuta crescendo negli anni. La cosa scandalosa di questo governo è che fa marcire i problemi, semina incertezza. Anziché dare sicurezza, Berlusconi fa il contrario. E grida vendetta il fatto che a tre giorni dal voto si accenda un dibattito su una questione che avrebbe dovuta essere risolta mesi e mesi fa. E’ la prova che la Casa delle Libertà non governa».

Sulla riforma costituzionale Fassino dice che ogni modifica dovrebbe essere votata dai due terzi dei parlamentari per essere approvata. E’ d’accordo?

« Già stabilire che tutte le modifiche alla Carta si fanno con i due terzi e dunque abolire l’articolo 138 della Costituzione sarebbe una riforma bella grossa… Penso che queste cose sia giusto discuterle e deciderle insieme».

Vuol dire insieme nell’Unione o insieme con il Polo?

« I partiti del centro-sinistra hanno affidato all’Ulivo la competenza in materia istituzionale. Dunque non è che su questi temi decide Rutelli, Fassino o lo Sdi: si decide assieme. Il centro-sinistra deve definire una posizione unitaria e poi andare al confronto con il Polo per trovare una sintesi il più larga possibile. Le regole di tutti le cambiano tutti, i fondamentali di una comunità nazionale non si modificano a colpi di maggioranza. E non vale il precedente della riforma del Titolo Quinto nella scorsa legislatura: intanto perché si trattava di una modifica costituzionale limitata e poi perché il centro-destra la contestò non dicendo che portava un cambiamento troppo grande, ma semmai troppo ridotto. Reclamavano cioè modifiche di assai più ampia portata, figuriamoci».

Ma a lei il premer forte piace o no?

« Non mi fa paura».

Dunque se per assurdo il centro-destra togliesse dalla riforma la devolution voi la votereste…

« Pastrocchio era e pastrocchio rimarrebbe, e comunque è un’ipotesi del tutto astratta. Non lo faranno mai, altrimenti Bossi si trasferisce nel Canton Ticino e il governo è finito. La riforma del Polo è uno scatafascio, un mostro inguardabile. Una manipolazione genetica, un organismo politicamente modificato. Ha l’anima secessionista, la testa federalista, il corpo centralista, le gambe che camminano in due direzioni opposte. Quanto al premier, sia chiaro: siamo d’accordo sul rafforzamento dei poteri del capo del governo a patto che vengano rafforzati anche i poteri del Parlamento. Non solo: noi vogliamo un capo dello Stato garante delle istituzioni – e in questo ci riconosciamo in Ciampi – che sia arbitro imparziale e in grado di raddrizzare le sceltei del governo, non importa se di centro-destra o di centro-sinistra, riguardo al rispetto della Costituzione. E lo stesso vale per le Autorità di garanzia. Spesso viene citato, mi pare a sproposito, l’esempio Usa: ebbene lì c’è il più potente presidente del mondo e anche il Parlamento più potente del mondo. Questa è l’essenza della democrazia, un sistema nel quale ci sia un vero e reale equilibrio di poteri e non un loro accentramento».

Se il governo perde le regionali si deve dimettere?

« Anche qui: non lo faranno mai. Resteranno attaccati in ogni modo al potere come cozze sullo scoglio. Allo stesso tempo dobbiamo ricordarci che quelle di domenica sono elezioni regionali, che non cambiano la maggioranza parlamentare. Anche se è chiaro che si tratta di un voto con una forte connotazione politica destinato a cambiare gli equilibri del Paese. Noi dobbiamo prepararci a vincere le elezioni del 2006».

Ma se il risultato fosse molto negativo per il centro-destra…

« Insisto: siccome il governo non si dimetterà mai, è inutile fare accademia».

D’Alema accusa Ruini: i suoi richiami sono ambigui. E’ d’accordo?

« Io voglio sottolineare che l’atteggiamento della Cei riguardo le elezioni regionali è di equidistanza. Ed è una cosa che va apprezzata. Girando l’Italia, ho incontrato decine di vescovi, di parroci e di esponenti dell’associazionismo cattolico, ed ho avuto la conferma di un atteggiamento pienamente liberale. E’ una situazione che dovrebbe rasserenare tutti, e dico proprio tutti. Altra questione è il referendum sulla fecondazione o il dibattito sulla bioetica. Su questi temi si esprimono esponenti della comunità ebraica, di quella protestante e perfino islamica. Benissimo, è un loro diritto. Per quale motivo mai, invece, chi ha una responsabilità così grande nella comunità italiana dovrebbe su materie come queste tacere? Troverei singolare che ai vescovi fosse impedito di dire la loro sulle materie che riguardano la bioetica».

Torniamo a Ciampi. Il capo dello Stato è tornato ad insistere sulla necessità di pluralismo informativo, mentre Berlusconi vuole abolire la par condicio…

« La prima cosa da sottolineare è che Ciampi, finora, diversamente da come si erano comportati i suoi predecessori, ha inviato un solo messaggio alle Camere, caratterizzando su quello il suo settennato. Ed il messaggio riguardava proprio l’informazione. Si tratta di un richiamo che resta come pietra miliare della nostra vicenda istituzionale e politica. Quanto alla par condicio, se qualcuno vuole capire cos’è il conflitto di interessi è servito: senza par condicio avremmo un capo del governo che decide, attraverso il suo partito, di fare degli spot da mandare in onda sulle sue reti tv incassandone personalmente i proventi, e che poi si farebbe rimborsare attraverso il finanziamento pubblico ai partiti pagato da tutti gli italiani. La modifica che vuole Berlusconi rappresenterebbe lo scandalo degli scandali. Dico anche un’altra cosa: Follini ha più volte dichiarato che si opporrà al tentativo berlusconiano di cancellare la par condicio. Bene, su questo fronte ”si parrà la nobilitate” dell’Udc. Finora hanno votato tutte le leggi ad personam di Berlusconi: se votassero anche la soppressione della par condicio vorrebbe dire che l’idea che nel centro-destra ci sono forze che cercano di rappresentare una parvenza di equilibrio sarebbe definitivamente sepolta».

Veniamo alle regionali e precisamente al Lazio: cosa pensa della dichiarazione di voto di Andreotti favorevole a Storace?

« Andreotti voterà come vuole. Io non so se quando mi sono candidato a sindaco di Roma lui abbia votato per me. So che però ho vinto due volte anche senza la sua dichiarazione di voto e che alla fine del nostro mandato ha espresso considerazioni positive sul lavoro svolto».

Ma cos’ha Marrazzo che dovrebbe portarlo a prevalere su Storace?

« Marrazzo ha dato di grande prova di maturità ed equilibrio. E’ in campagna elettorale da mesi e non ha fatto errori, ha fatto una gavetta molto rapida ed efficace, ha idee e programmi di respiro e di qualità. Sarà un’ottimo presidente di regione. La quale, non dimentichiamolo, ha compiti decisivi. Storace ha tenuto bloccati per 4 anni i programmi di riqualificazione delle periferie romane; ha negato a Veltroni i poteri speciali sul traffico… Roma in questi anni non è stata difesa. Storace ha fallito sia nel difendere la capitale dagli attacchi di Bossi sia nel far crescere le cinque province laziali. E deve essere chiaro che chi vuole bloccare la devolution ha un mezzo semplicissimo: votare per la lista dell’Ulivo e per Marrazzo. Al contrario, chi vota per Storace vota Berlusconi, vota per rafforzare il governo dominato dalla Lega».

Dopo le elezioni ci saranno da fare alcune nomine impotanti: l’Authority e il Cda Rai. Lei punterà sull’intesa bipartisan?

«Stiamo parlando di materie sulle quali l’intesa è obbligatoria e stabilita dalla legge. Sia il presidente dell’Autorità per le telecomunicazioni sia quello della Rai debbono essere votate dai due terzi del Parlamento e quindi con i voti dell’opposizione. Non si tratta di offerte di dialogo nè tantomeno di inciuci. E’ la natura di questi organismi che esige scelte condivise. Il centro-destra è già in ritardo. Credo che la maggioranza dovrebbe sbrigarsi a fare proposte che gli italiani comprendano fatte nell’interesse generale».