22 Dicembre 2005
Castagnetti: “Ds e Dl, primo passo verso il partito democratico”
Autore: Wanda Marra
Fonte: l' Unità
«Avevamo dichiarato la nostra disponibilità a convergere su testo
concordato. Non siamo stati messi nelle condizioni di poter far questo perché il
governo ha presentato tre emendamenti di iniziativa propria senza voler
discutere e ha posto la fiducia. Senza fiducia avremmo già potuto approvare il
provvedimento». Il capogruppo della Margherita alla Camera, Pierluigi
Castagnetti, così spiega perché il ddl sul risparmio oggi alla Camera non avrà i
voti di Ds e Dl, secondo una decisione presa ieri in una riunione degli Uffici
di Presidenza dei due partiti a Montecitorio. Un incontro che ha segnato
l’inizio di un percorso, che guarda non solo al gruppo unico, ma al partito
democratico.
Presidente, perché avete scelto di fare una riunione degli Uffici di
presidenza vostro e dei Ds?
«Perché cominciassero a lavorare insieme, come se fossimo un gruppo unico,
prima della prossima legislatura, quando sarà effettivamente così. E questo
percorso è il miglior contributo che possiamo dare alla costruzione del partito
democratico, al quale i parlamentari dei Ds e dei Dl credono moltissimo. Non
solo per la risposta che gli elettori ci hanno dato con le primarie, ma anche
per evitare i rischi della legge elettorale, pensata per sfasciare il
bipolarismo. e rendere così ingovernabile l’Italia».
Quali sono le prossime tappe di questo lavoro insieme?
«Alla ripresa dei lavori parlamentari faremo un’assemblea dei due gruppi,
con tutti i deputati, e i Segretari dei 2 partiti. Per la nascita del partito
democratico, il passaggio delle elezioni è ovviamente decisivo. Ma occorre che
l’accordo tra noi e i Ds sia percepito non solo come una lista elettorale, ma
come l’embrione di un progetto da fare nei tempi più rapidi possibili»
Ma non mancano le resistenze alla nascita di questo soggetto…
«Dovremo lavorare insieme per affrontare i problemi con lo spirito di chi
vuole uscirne in modo unitario.Penso a un partito che si alimenta di una
dialettica interna assolutamente pluralistica, ma si propone sempre di arrivare
a una sintesi nel rispetto delle diverse originalità».
Non sembra però questo un momento proprio favorevole al partito
democratico, con le polemiche innestate dalla critica di Rutelli ai Ds di
collateralismo rispetto alla vicenda Unipol…
«Mi pare che questa nostra iniziativa abbia anche il senso di fare un passo
avanti rispetto a polemiche enfatizzate dalla stampa, oltre le intenzioni dei
protagonisti».
Ma lei quale posizione ha su questa vicenda?
«Non voglio tornarci. Bisogna lavorare per andare avanti».
Tornando al lavoro degli uffici di Presidenza. Perché voterete no alla
legge sul risparmio?
«Non possiamo condividere rispetto al testo del Senato l’alleggerimento
delle sanzioni per il falso in bilancio. E abbiamo un’opinione diversa sulla
durata del mandato del Governatore, che secondo noi sarebbe dovuta essere di 8
anni non rinnovabili, come nella Bce. E non condividiamo neanche le modalità di
designazione del governatore. Ma non faremo ostruzionismo, perché sappiamo che
centinaia di migliaia di risparmiatori aspettano questo provvedimento. Sono 2
anni che noi cerchiamo di arrivare a una legge che tuteli i risparmiatori:
abbiamo presentato 2 proposte di legge tal senso, e siamo riusciti a farne
approvare anche una sulla Class action. E poi avevamo insistito per un’indagine
conoscitiva su tutti i cittadini truffati dai crack che hanno costellato gli
ultimi anni della vita pubblica, Purtroppo però il provvedimento approvato dalla
Camera è stato insabbiato al Senato».
Nella riunione degli uffici di Presidenza, vi siete pronunciati in favore
anche di un provvedimento di indulto piuttosto che di amnistia. Perché?
«Oggi non ci sono le condizioni politiche per portare in porto un
provvedimento di amnistia prima della fine della legislatura, ma siamo disposti
a lavorare concretamente per un provvedimento clemenziale entro lo scioglimento
delle Camere. Esiste una proposta di legge alla Camera che riguarda l’indulto,
che è il più atteso dalla maggioranza dei detenuti: l’amnistia libera le
scrivanie dei pubblici ministeri, mentre l’indulto svuota le carceri».