27 Settembre 2005
Bonsanti: “Vengano vengano, ma che facciano almeno autocritica”
Autore: O. Pivetta
Fonte: l'Unità
Allora, Sandra Bonsanti, che ne facciamo dei transfughi? Domanda brutale, come vuole la difficoltà dei contati telefonici tra l’Italia e il Rockfeller Center, dove il presidente di Libertà e Giustizia si trova.
Allora, presidente, che facciamo dei transfughi?
“Non vorremmo liste di proscrizione, ma qualche limite dovremo comunque porlo”.
Facciamo i moralisti, proprio quando dobbiamo vincere?
“No, nessun moralismo, ma siamo convinti che non sarebbe poi tanto gradevole l’arrivo nel centrosinistra di chi ha ricoperto incarichi istituzionali o ruoli politici di peso nel centrodestra o di chi ha scritto, firmato, difeso le famose leggi ad personam…”
Per capirci buttiamo lì i nomi di Cirami o di Cirielli…
“Aggiungiamo quelle persone che hanno qualche conto con la giustizia, persone coinvolte in procedimenti giudiziari di un certo peso. Per il resto occorrono elasticità e intelligenza politica”.
Ma un principio generale si potrà dettare…
“Il principio generale sarebbe riuscire a vincere senza personaggi e senza le loro bandiere, riuscire a vincere per le idee e i programmi. Ai personaggi che vorrebbero fare il salto, consiglierei almeno di saltare un turno”.
E un consiglio a chi dovrà decidere?
“Mi fido abbastanza della saggezza delle persone che dovranno decidere. E comunque vorrei che si rispettassero anche i sentimenti dell’elettorato, perché il candidato, transfuga o no, dovremo pur presentarlo agli elettori. Non si dovrebbe però presentarlo contro l’opinione degli elettori. Si dovrebbe camminare in sintonia con la realtà locale”.
Mi viene in mente quel che capitò a un campione del trasformismo, come Adornato, che Pds presentò a Terni, quando lui predicava di società civile contro le burocrazie dei partiti. Gli spiegarono che non l’avrebbero mai votato se non avessero dovuto rispettare le indicazioni del partito. Ma saresti d’accordo con Prodi che distingue tra individui e partiti, forze politiche cioè che elaborano collettivamenete una nuova strategia? Ovviamente sto parlando di ciò che ruota attorno al nuovo Psi…
“Mi sembra una posizione ragionevole, che vorrebbe tenere conto di un travaglio politico reale. Travaglio politico che vorrei appartenesse anche ai singoli: cioè mi aspetteri da loro un riconoscimento di qualche genere, un po’ di autocritica. Mi aspetteri insomma che il passaggio da una parte all’altra non avvenisse in sordina, ma comportasse il riconoscimento pubblico di un determinato percorso politico. Se uno venisse dalla nostra parte e si riconoscesse nel nostro programma, più che un transfugo mi sembrerebbe uno che ha cambiato idea…”
Ma qui si parla di corsa al posto sicuro e allora si rischia di esaltare davvero il peggior trasformismo…
“Per questo ponevo quelle condizioni: l’autocritica, l’accoglienza da parte dell’elettore, che deve poter contribuire alla formazione di una lista, la condivisione di un programma nuovo… Altrimenti se si fa tutto facile e tutto appare come il passaggio da una poltrona all’altra si colpisce la credibilità non solo del centrosinistra ma anche del centrodestra, cioè si dà fiato al qualunquismo di chi sostiene che i politici sono tutti uguali, che si fanno tutti i loro interessi… La questione è assai delicata. Ma è una questione che si può risolvere…”