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3 Febbraio 2006

Bonsanti: “Mancano 10 giorni, ma i politici tacciono”

Autore: Wanda Marra
Fonte: l' Unità

«La raccolta delle firme va bene. I cittadini sembrano sapere già tutto, vedono il tavolo e firmano. Non c’è bisogno di convincerli, ma solo di informarli che ci sono i tavoli nelle città e nei paesi. Nella gente che va ai banchetti lo spirito delle primarie è vivo e determinato. I valori della Costituzione sono un fattore unificante». Sandra Bonsanti, presidente di Libertà e Giustizia, tra i promototori del Comitato «Salviamo la Costituzione», che ha organizzato il referendum confermativo della devolution – che ha in realtà l’obiettivo di bloccare la riforma costituzionale voluta dal centrodestra – racconta che sono state raccolte centinaia di migliaia di firme, anche se non si conosce il numero esatto. Ma avverte che l’allarme è serio, perché non si riesce a introdurre nel dibattito politico, questa mobilitazione.


Bonsanti, fino a quando è possibile firmare per il referendum?

«Soltanto per altri 10 giorni, perché il 17 bisogna depositare tutto in Cassazione. La nostra è stata una richiesta in più: in realtà, il referendum è stato già richiesto dai parlamentari e dai Consigli regionali»


Ieri siete andati da Ciampi. Perché?

«Stiamo subendo un black out da parte della Rai, da tutte le tv pubbliche e private, e anche dalla carta stampata. È difficilissimo parlare di Costituzione. I partiti sono presi dai problemi delle liste elettorali, che sono molto seri, ma non soddisfano la voglia di partecipazione del cittadino. Non c’è una discussione, anche se quella vera e propria ci sarà durante la campagna referendaria. Ma l’opera che stiamo facendo è anche per informare il cittadino. Bisogna vincere, perché non c’è quorum. Il rischio è che la campagna referendaria dall’altra parte sia tutta fondata su slogan e parole d’ordine inventate in qualche ufficio pubblicitario. Come più poteri ai cittadini, meno parlamentari, meno spese. È tutto falso».


Invece, come sarà davvero?

«Il cittadino avrà meno poteri, perché il potere del cittadino nel nostro sistema è quello di eleggere un parlamentare, che a sua volta esercita dei poteri. Avremo un Parlamento succube del Capo del Governo. Per quel che riguarda i parlamentari, il centrosinistra ne aveva previsto una riduzione più drastica, e comunque nella riforma del centrodestra la diminuzione non avverrà prima del 2020. Il problema della devolution è molto serio, perché attribuisce potere esclusivo alle Regioni, in materia di sanità, scuola e ordine pubblico. Questo comporta anche un indebolimento di quei diritti previsti nella prima parte della Costituzione, creando cittadini di serie a e serie b. Inoltre, è previsto un diverso modo di eleggere la Corte Costituzionale che la rende più politicizzata. E c’è una diminuzione dei poteri del Capo dello Stato. Insomma, un disequilibrio di tutto quanto».


Ci saranno anche problemi di tipo pratico?

«Quando ci sarà un conflitto tra Stato e Regioni sul potere di legiferare si creerà una commissione paritetica. Ma in queste commissioni sistematicamente passa tempo e non si decide mai niente. Il sistema Italia, invece di essere reso più moderno, verrà messo nelle condizioni di non poter funzionare.