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28 Gennaio 2008

Bindi: andare al voto in solitudine è un lusso che la situazione del paese non ci consente

Autore: Monica Guerzoni
Fonte: Corriere della Sera

Rosy Bindi, lei non crede nella sconfitta come purificazione?
«Ne
abbiamo avute abbastanza, di sconfitte. E non ci hanno purificato per
niente. Gli effetti buoni li anneghiamo nei nostri limiti, nei nostri
vizi e anche in qualche peccatuccio. Preferisco purificarmi con le
vittorie, io. Ma sia chiaro che noi siamo determinati a costruire un
governo istituzionale per fare la legge elettorale».

Le urne però si avvicinano e Veltroni dice «io faccio il programma e chi mi ama mi segua».
«Il Pd deve presentarsi con la forza e l’autonomia della sua proposta, ma in una coalizione i programmi si fanno insieme».

Coalizione? Al loft è parola tabù.
«La
pazienza esercitata da Prodi non può essere richiesta mai più né a lui
né a nessun altro e solo per questo la coalizione che ha sostenuto
Romano non potrà ripetersi. La forza dell’Ulivo è la vocazione a
governare, ma non da soli».

Quindi pensate a una lista dei prodiani doc, magari con dentro i Verdi e Di Pietro.
«Fantasie,
in questi giorni se ne sentono tante. Qualcuno può davvero pensare che
Prodi, come ha detto Rovati, voglia Gianni Letta alla guida di un
governo per le riforme?».

Ferrara ha sfidato Veltroni a farsi avanti.
«Non è elegante offrire un boccone avvelenato a un leader che è stato un tuo interlocutore».

Non è vero che nel Pd c’è aria di scissione?
«Non
esiste, nessuno verrà privato della fatica di costruire una unità vera.
Il discorso è un altro, il Pd deve andare da solo o in coalizione?».

Lo dica lei.
«Posso dirle con chi non ci potremo alleare mai più. Mastella, Dini, Scalera, Fisichella, Turigliatto…».

Radicali, socialisti e dipietristi possono entrare?
«Per
me vocazione maggioritaria vuol dire vocazione a governare con un
programma coerente e condiviso, quel che si deve fare è dire subito con
chi ci si allea».

Con Rifondazione, sì o no?
«Dipende
da loro. La vocazione maggioritaria intesa come solitudine può piacere
a qualche partito che chiede il sistema tedesco per riprendersi la sua
libertà».

Insisto, il Prc dentro o fuori?
«Il
Pd deve avere un dialogo con la sinistra democratica. Lo stato
dell’Italia non ci consente di tirarci fuori, tutti dobbiamo fare uno
forzo. La coalizione deve restare unita».

D’Alema ha dichiarato chiusa la stagione di Prodi.
«Sarebbe
un suicidio politico dal quale prenderei le distanze. Io mi chiamo Rosy
Bindi, ho fatto una corsa per la segreteria autonoma da Veltroni e, mi
par di capire, anche da D’Alema. L’ultima cosa che ci possiamo
permettere è creare discontinuità col governo Prodi, entreremmo in
contraddizione con noi stessi».

Si arrenda, la stagione dell’Ulivo è finita.
«Il
passato non torna, ma questo non significa perdere la forza e
l’impronta di un progetto politico. Lo spirito dell’Ulivo non è morto e
sepolto e il Pd in campagna elettorale non può che rivendicare i grandi
risultati di questi venti mesi, dei quali purtroppo gli italiani non
hanno avuto il tempo di accorgersi».

Infatti. La popolarità di Prodi è molto bassa.
«Ha fatto un giro sui blog? La sua chiarezza per come ha gestito la crisi è stata apprezzata».

Non al vertice del Pd.
«Ma
dagli italiani, sì. Non ce lo dimentichiamo, Romano è l’uomo che per
due volte ha battuto Berlusconi, lui è l’unico che ci è riuscito.
Rutelli avrà pure fatto la rimonta nel 2001, ma fu sconfitto».

Prodi pensa di riprovarci?
«Avere
Prodi come fondatore e presidente del Pd fa la differenza rispetto ad
altre storie politiche. Nessun partito può vantare di avere come
presidente una persona che ha il percorso politico e istituzionale di
Prodi. Romano non può non essere protagonista della gestione di questa
fase, come dell’apertura della campagna elettorale. E noi dobbiamo
andarci a testa alta, convinti che la partita è aperta».

Veltroni è il vostro candidato premier?
«Non
è scontato, non c’è un automatismo. Dobbiamo mettere in campo una
sintesi intelligente di novità e tradizione. Il Pd ha grandi risorse e
una si chiama Veltroni, ma c’è anche Prodi e ci sono altri leader. Chi
sarà il candidato premier è una scelta che noi faremo insieme».

Lo statuto dice che il segretario corre per Palazzo Chigi.
«Stiamo ancora discutendo. Fare lo statuto oggi non è come farlo quando le elezioni sono lontane…».