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26 Aprile 2007

Bertinotti, affondo sul referendum Parisi, senza referendum la Repubblica

Fonte: La Repubblica

Roma – «Il referendum rende un cattivo servizio alla democrazia». Fausto Bertinotti, alla testa del corteo milanese in occasione del 25 Aprile, non si tira indietro sui quesiti che vogliono modificare l’attuale legge elettorale. E boccia la proposta del comitato referendario.

«Penso – spiega il presidente della Camera – che una buona democrazia viva sulle istituzioni e su quegli strumenti di partecipazione democratica che sono i partiti». Dunque, conclude Bertinotti, «il referendum mette in discussione entrambi questi elementi, rendendo un cattivo servizio alla democrazia».

Le parole del presidente della Camera, terza carica istituzionale del paese, innescano la reazione polemica dei referendari. Convinti che Bertinotti non abbia rispettato il suo ruolo istituzionale e che sbagli nell?attaccare lo strumento del referendum. «Il presidente della Camera mi sorprende, mi sconcerta mi addolora», dice, per esempio, Arturo Parisi. Il ministro della Difesa, referendario convinto, spiega di considerare da tempo, «Bertinotti un uomo di partito, ma non un partitista indifferente alla democrazia dei cittadini».

Parisi dice anche di comprendere il fastidio di Bertinotti di fronte alle difficoltà che trovano i partiti «a trovare un accordo in Parlamento che metta riparo ai danni prodotti dalla inqualificabile legge promossa dalla politica e dalla cultura del suo predecessore». Ma, conclude Parisi, «da qui a considerare antidemocratico un istituto che la costituzione ha previsto per l’esercizio diretto della sovranità popolare ce ne passa troppo. Soprattutto se proprio oggi, 25 aprile, ricordiamo che da un referendum nacque 61 anni fa la Repubblica».

Molto duro anche il commento di Mario Segni. «E’ inaudito – dice il coordinatore del comitato referendario – che il presidente della Camera attacchi frontalmente uno strumento di democrazia partecipativa previsto dalla nostra Costituzione. Evidentemente – attacca Segni – Bertinotti ha in testa una democrazia diversa, nella quale contano i partiti; anche contro i cittadini».

Un giudizio negativo condiviso anche da Maurizio Gasparri. «Sono gravi le parole di Bertinotti che deve rispettare il suo ruolo istituzionale e non rimanere un capo partito». Secondo l?ex ministro delle Telecomunicazioni, dirigente di An, è Rifondazione che minaccia la democrazia e dunque Bertinotti la deve smettere di «fare la politica del frullatore in cui mischia il sub comandante Marcos e il Monte Athos e rispetti i cittadini che chiedono il referendum».

Rispetto e imparzialità che viene invocato anche da Daniele Capezzone. L’ex segretario radicale parla infatti di una «campagna sconcertante» da parte di Bertinotti contro i referendum elettorali. Anche Giuliano Amato non condivide l’idea di Bertinotti e parla del referendum come di uno «stimolo per fare una buona legge in Parlamento».

Altrimenti, dice il ministro dell’Interno si rischia di finire con due listoni, «due camice di forza in cui sarebbero infilati tutti i partiti». Ma l’Udc è contraria anche a considerare il referendum, – «fortunatamente l’abuso dello strumento ha stancato gli italiani» – uno stimolo. E punta tutto, in caso si arrivi al voto, sull?astensione. Contro il referendum si schiera anche Forza Italia: il porcellum – dice Cicchitto – è meglio del referendum.