2 Agosto 2005
Berselli: cambio di leader solo a sconfitta certa
Autore: Bruno Gravagnuolo
Fonte: l'Unità
«Il tramestio a destra per sostituire Berlusconi Non ci credo. Il cambio ci potrebbe essere solo alla fine. Se si accorgessero che la partita è irrimediabilmente perduta». È scettico Edmondo Berselli – politologo e direttore della rivista Il Mulino – sul mutamento di premiership nella Cdl. E argomenta la sua tesi in base a due elementi. I divieti incrociati nel centrodestra. E il «valore aggiunto» del Cavaliere che persiste. Senza il quale – dice Berselli – «la coalizione da lui inventata non c’è più». Ma allora come si spiega il tramestio
Berselli, Casini dice: «così si perde». Però fa un passo indietro e non si candida a Premier.
Che c’è dietro?
«Navigano a vista. In realtà la destra non è riuscita a creare una classe di governo e nemmeno Tremonti è spendibile, come ha scritto Dario di Vico sul «Corsera». Non si può andare a braccetto con Borghezio e pretendere che manager e commis vengano con te. Anche la premiership dipende da questo. Per esclusione, ad oggi non c’è che Berlusconi. La Lega è impresentabile. Fini è un oggetto misterioso, mezzo post-fascista e mezzo liberale, e gioca una partita che prescinde da An. Casini È presentabile e dà garanzie democratiche. Se la Cdl fosse guidata da lui saremmo tutti più tranquilli, senza le distorsioni e le anomalie di Berlusconi…».
Già, ma non si candida. Mette le mani avanti per il dopo, alza il prezzo o che altro?
«C’è uno snodo fondamentale: le primarie dell’Unione. Quando la conferma di Prodi sarà cosa fatta, anche loro faranno i conti. Come al solito Berlusconi guarderà i sondaggi, e deciderà. Se pensa di poter vincere, supererà i suoi dubbi. È stanco, va per i 70… Ma sarà la leadership di Prodi alla fine a determinare la scelta del premier dall’altra parte. Al momento prevalgono le schermaglie».
Anche loro faranno delle primarie, magari innestate sul Partito Nazionale dei Moderati?
«Quello del Pnm è discorso del tutto astratto. Un escamotage, incluse le loro primarie. E poi non vedo possibilità unitarie nel centrodestra. La Lega è irriducibile alla fusione. An, a parte Fini, non nutre propensioni a riguardo. L’Udc può stare alla finestra, in bilico tra fronda e prospettiva unitaria. Per scegliere quest’ultima, gli Udc dovrebbero incassare vantaggi enormi: prendersi la leadership e la nuova creatura unitaria. Diventare la spina dorsale di tutto. Oltre a Casini, non hanno personaggi da spendere alla guida della coalizione. In più il Presidente della Camera è cauto. Un forlaniano giovane, che non intende bruciarsi. Magari pensa al dopo. Confidando in un rimescolamento globale.Insomma è tutto in movimento, ma non si muove niente»
Destra come coacervo allo sbando e senza identità?
«Non sono allo sbando. Possiamo registrare il loro fallimento politico. E l’indice è dato dalla recessione economica, dopo la retorica del miracolo. Ma ideologicamente non credo siano a terra. Il centrosinistra li ha aiutati, col suo ritardo nel prospettare all’opinione pubblica un progetto di salvezza dell’Italia. E ci sono solo tre punti di differenza fra le due coalizioni. Un margine recuperabile in campagna elettorale. Benché la tendenza negativa di centrodestra sia ormai sedimentata, come dicono i sondaggisti. Ma non diamo per venduta la pelle dell’orso».
Quindi Berlusconi è ancora saldamente in sella nella Cdl?
«È tutto nelle sue mani. Se decide di rilanciarsi, lo farà. Non mi pare che i progetti di defenestrarlo abbiano chances. Il centrodestra lo ha fatto nascere lui. È lui. E gli altri lo sannno. A meno che alla viglia delle elezioni non si accorgano che la battaglia è perduta. Ma in tal caso sarebbe una soluzione d’emergenza. In pratica il candidato resta Berlusconi. Lui lo dice, e va preso sul serio»
Ma allora perché si agitano tanto li dentro?
«Sentono il logorio di Berlusconi. Non ne possono più del padre padrone, dell’antipolitica, del partito azienda e quant’altro. Specie dopo tanti fallimenti».
E l’«operazione Adornato», che dignità ha in tutto questo?
«Non sta in piedi. C’è una contradizione flagrante tra il Partito bipolare dei moderati e la proporzionale. Mi pare che l’operazione non abbia nè credibilità, né possibilità. E poi ciascuno ha il suo orticello e i suoi intressi. E se non è nato a sinistra il partito unificato, non vedo come possa nascere a destra».