«La decisione di Caldarola di non partecipare al congresso non riguarda solo la terza mozione, ma tutti i Ds, nei quali c’è un malessere profondo».
Gavino Angius, vicepresidente del Senato, tra i promotori della terza mozione, non esita a denunciare le ombre che nel partito si fanno sempre più fitte e a criticare nuovamente il modo in cui si sta portando avanti il progetto del Pd. E non risparmia neanche i risultati del vertice di Caserta e l’atteggiamento della Margherita.
Senatore, Caldarola ha annunciato che non parteciperà al congresso dei Ds e ha accusato voi della terza mozione, di cui era stato tra i promotori, di stare con Fassino. Lei cosa risponde?
«Non intendo rispondere a Caldarola. Ma penso che abbia sbagliato. E mi dispiace. Quello che non può dire però è che la terza mozione stia con Fassino. È una cosa caricaturale che si poteva risparmiare. Ma penso che questa sia una questione che non riguardi solo la terza mozione, ma tutti i Ds. Caldarola è una di quelle personalità che in questi ultimi giorni hanno detto che non parteciperanno al congresso. Insieme a Mancuso, Rossi, la Bresso».
Mussi ha parlato di «evaporazione» del partito. È d’accordo?
«Se ci sono persone che si allontanano dal dibattito congressuale è segno che nei Ds c’è un malessere profondo, che il progetto del Pd fa acqua da tutte le parti. Dobbiamo essere molto preoccupati. Ma vedo che non c’è questo senso di preoccupazione in alcuni dirigenti del nostro partito, e questo credo sia profondamente sbagliato. Si sottovaluta fortemente il disagio profondo che c’è persino tra chi voterà per la maggioranza e lo stesso segretario. Se parlo, è a ragion veduta. Bisogna fare una discussione vera, sincera che non occulti i temi politici. Penso che il primo problema da affrontare sia quello del governo del paese e che purtroppo anche dopo il vertice di Caserta siano rimaste aperte molte questioni. Vedo una sottovalutazione molto forte dei problemi manifestati, come la coesione del centrosinistra e dell’Unione, e la tenuta della maggioranza soprattutto in Senato».
Rispetto a Caserta Fassino ha espresso un giudizio positivo. E ora definisce caricaturale la descrizione del vostro partito sui giornali…Non c’è una certa discrepanza con l’analisi che sta facendo lei?
«Non voglio attaccare nessuno. Faccio delle considerazioni politiche. Il profilo riformatore e innovativo del governo dopo Caserta deve essere più incisivo. Per esempio, sulle liberalizzazioni, sulle quali però c’è una discussione interna nel governo e nella maggioranza, come sulle pensioni e sui diritti civili, per i quali vale lo stesso problema. E poi, sono rimasto sconcertato dal fatto che chiusa Caserta da 2 giorni, la Margherita ha annunciato una serie di iniziative in tutta Italia, che si chiamano Primavera italiana. Praticamente, l’annuncio di un nuovo programma di governo. È paradossale. E il promotore di quest’iniziativa è Rutelli, vicepresidente del Consiglio e Presidente della Margherita. Questa vicenda è rivelatrice delle contraddizioni e della fragilità di questo grande progetto che viene chiamato Pd. Noi della terza mozione vogliamo discutere di questo».
Tra i motivi di frizione con Caldarola c’è stata la sua proposta, da lei come da altri rigettata, di unire le due mozioni di minoranza. Perché non si poteva fare?
«Noi non abbiamo mai detto un no pregiudiziale alla nascita di un nuovo partito, come hanno fatto loro. Capisco che faccia comodo a qualcuno che il congresso si riduca a un referendum. Noi invece vogliamo discutere che cosa dovrebbe essere questa forza, come si debba costruirla, con quali forze, sulla base di quali idee e valori. E anche attraverso quale percorso. Tra l’altro la nostra posizione politica si sta rafforzando. Zani non presenterà alcuna quarta mozione, ma con lui e i compagni bolognesi stiamo scrivendo la nostra mozione che presenteremo domenica a Roma».
In sintesi, allora secondo voi cosa dovrebbero fare i Ds?
«Tutto è stato deciso a Orvieto. Dunque, bisogna azzerare tutto e ridiscutere il percorso. Non si può accettare il fatto compiuto. È un congresso che rischia di essere finto, perché è tutto già deciso. Non è un’eresia, e se invece lo è, sono un eretico, ma dico che bisogna fermarsi, riflettere e ripartire».