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24 Marzo 2005

Andreotti: “Questa riforma è pericolosa mi batterò per abrogarla”

Autore: Goffredo De Marchis
Fonte: la Repubblica

ROMA – «Il 23 marzo, tanto tempo fa, era festa perché si celebrava la fondazione del Fascio. Ma per carità, ogni riferimento al presente è puramente casuale…». Una coincidenza, certo. Lo stesso giorno il Senato approva la riforma costituzionale del Polo e il giudizio di Giulio Andreotti è severissimo: «Può essere un pericolo». Nella condanna del senatore a vita, quel richiamo al regime non è isolato. Ora, però, comincia un´altra battaglia, il referendum. «Non so se aderirò formalmente ai comitati per il no – dice Andreotti -. Ma prenderò posizione contro questa riforma, farò delle iniziative in coerenza con il voto al Senato». Con Prodi, con il centrosinistra «Si possono realizzare quelle che Moro chiamava convergenze parallele».

Non ha preso la parola in aula per la dichiarazione di voto. Un segno di disprezzo verso la riforma?
«Questo no. La verità è che per il gruppo delle autonomie parlo sempre io. Stavolta era giusto che intervenisse un altro senatore. Comunque, ho votato contro mentre ho visto che tutto il centrosinistra lasciava in aula. Così il risultato è stato tanti “sì” e pochissimi “no”. Una mossa che non ho capito».

Resta il dato di una profonda riforma della Costituzione approvata a maggioranza.
«Guardi, rischio di essere un po´ sentimentale. Ma ricordo che all´assemblea costituente si lavorò sempre in un clima di grande collaborazione. Anche dopo che, alla metà del 1947, si ruppe la maggioranza di governo e i socialisti e i comunisti andarono all´opposizione. Questo non impedì, alla fine dello stesso anno, di approvare il testo definitivo quasi all´unanimità varando una Costituzione che ha consentito grandi trasformazioni al nostro Paese. Senza mai mettere in discussione le regole democratiche e la lealtà verso i cittadini».

Solo sentimentalismo o anche critiche di merito?
«Ci sono molte cose che non mi piacciono, a cominciare dai nuovi poteri del presidente del Consiglio che coincidono con lo svuotamento del ruolo del Quirinale. Il vecchio equilibrio ha funzionato molto bene, con personalità diverse e con maggioranze diverse. Adesso invece c´è il premierato, un termine che non si trova in nessun vocabolario».

Non le piace la parola o il concetto che esprime?
«Entrambe le cose. Qualcuno si è voluto costruire questo premierato su misura, ma tra un anno il colore della maggioranza potrebbe essere diverso. Ecco perché non capisco l´entusiasmo del centrodestra…».

Quali sono gli altri punti «pericolosi»?
«Il potere di scioglimento. Può diventare un´arma di ricatto nei confronti delle Camere e i parlamentari potrebbero cadere nella tentazione di dare sempre una prova d´appello, per non andare a casa. Non mi convince nemmeno la rinuncia al bicameralismo perfetto. Era un modo per evitare i colpi d´umore, per mettere il voto in aula al riparo dai momenti di euforia o di depressione. Adesso invece il Senato è svuotato».

La sua conclusione qual è?
«Che allentare un equilibrio efficace e garantista come quello della nostra Costituzione può essere pericoloso per il domani. Io non credo che sia questa la volontà di D´Onofrio e di nessun altro. E non penso che il testo uscito ieri dal Senato sia eversivo. Però il capo ufficio stampa di don Sturzo ha ricordato che il 28 ottobre del ‘22 il leader del Partito popolare disse: “Con trenta deputati, che possono fare questi fascisti”. Invece fu l´inizio della fine».

C´è la via d´uscita del referendum. Lei lo sosterrà?
«Si dovrebbe fare per parti separate, come quello sulla fecondazione. Prendiamo il Senato federale: per me è discutibile, ma si può fare. La concentrazione dei poteri del primo ministro, invece, va contrastata».

Promuoverà i comitati per il no?
«Io devo pensare più all´altro mondo che a questo, anche se la riforma trasferisce i senatori a vita alla Camera e per me sarebbe un ringiovanimento. Comunque prenderò posizione, farò delle iniziative, non c´è dubbio».

Anche accanto a Prodi e all´Unione?
«Ci possono essere quelle che Moro chiamava convergenze parallele».

Ha vinto la Lega, questo è certo.
«Ha vinto l´ultimatum di un partito. C´è un precedente, nel ´53, quando si discuteva la riforma elettorale. Il deputato comunista Scoccimarro propose di ridurre il premio di maggioranza dei due terzi proprio perché con due terzi si poteva cambiare la Costituzione senza referendum. De Gasperi era d´accordo. Ma Saragat gli mandò un biglietto-ultimatum: “Non mollare”. Finì che il premio non scattò».

La vedova Pertini ricorda le leggi fasciste del ´25. È un collegamento corretto?
«Chi ha vissuto da vicino l´esperienza del Quirinale si sente toccato da questa riforma, lo capisco. Gli attuali poteri danno al presidente della Repubblica il ruolo di un altissimo arbitro e di garante del sistema. Ma il sopruso era già avvenuto nel 2001, quando nella scheda si scrissero i nomi dei candidati premier. Lì Ciampi avrebbe dovuto chiedere a Bobbio e Bo, due personalità fuori dai giochi, di riaffermare che la Costituzione è quella che è e non si tocca. In queste cose o si è molto rigorosi o gli scivolamenti diventano sempre più pericolosi rendendo il sistema ingestibile».