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15 Novembre 2004

And I am Caesar

Autore: Sandra Bonsanti
Fonte: Libertà e Giustizia

Ha scritto Ilvo Diamanti sulla Repubblica di domenica che fa male il centro sinistra a pensare di aver già vinto le prossime elezioni. Anche noi avevamo fatto un’osservazione analoga mentre gli americani stavano ancora contando i voti di Bush. Non sono passate due settimane, eppure quanto si è detto e quanto è stato scritto…tutto e il contrario di tutto, ognuno a portare acqua al proprio piccolissimo mulino. L’analisi di Diamanti si sofferma su un punto: la domanda di valori e di comunità, così come la partecipazione e la mobilitazione elettorale non è detto che premino le “ragioni” del centro sinistra, anzi. Soprattutto se le parole che si usano continuano ad avere pochissimo fascino, scarsa credibilità, poca diversità.


In un’epoca di estrema insicurezza, è la destra che meglio riesce a convincere, a infondere sicurezza.


Amici americani fanno girare per posta elettronica uno stupendo brano. “Attento al capo che suona i tamburi di guerra per trascinare il cittadino in un fervore patriottico, perché il patriottismo è una spada a due lame: ravviva il sangue e restringe il cervello…e quando i tamburi avranno raggiunto un picco febbrile, e il sangue ribolle d’odio e la ragione si è chiusa, il capo non avrà bisogno di portarsi via i diritti dei cittadini. Piuttosto essi, imbevuti di paura e accecati di patriottismo, offriranno al capo i loro diritti, e lo faranno con gioia. Come so queste cose? Perché è ciò che io ho fatto. E io sono Cesare”. “And I am Caesar…”. Scusate se non so tradurre Shakespeare, ma ho fatto altro (purtroppo!) nella vita. Sempre poi che sia Shakespeare e non una leggenda metropolitana, come potrebbe essere. Posso però invitarvi a pensare, conscia che mai niente di nuovo accade o perlomeno è accaduto da molti secoli in qua.


I meccanismi che generano e nutrono la paura sono assai noti agli storici e ai poeti, un po’ meno ai politici di casa nostra. E molto difficile è inventare meccanismi che allontanino la paura, soprattutto se non ci si crede. Per esempio non basta dire che la precarietà  che è certamente alla base della paura giovanile è una invenzione della destra e che il centrosinistra la combatterebbe e vincerebbe: non sarebbe credibile. Non basta dire che la soluzione del terrorismo è venir via dall’Iraq, non sarebbe vero. Non basta dire che il laicismo è un valore più alto e nobile dell’integralismo religioso, perché il laicismo è in crisi. E così non basta proprio dire che i valori del centro sinistra sono più belli, perché per troppo tempo le forze politiche oggi di minoranza si sono scordate di tutto ciò che si chiama idee, valori, storia, tradizione, principi. La fuga dalle ideologie ha generato una grave aridità culturale, insieme alla incapacità di distinguere fra ideologie cattive e meno cattive. Ha prevalso un paralizzante senso di colpa, insieme al terrore di non essere ammessi nel salotto buono della politica. Ci si è inventati il valore del political correct, per minimizzare le differenze e ridurre lo scontro frontale. Ogni genere di denuncia che avesse anche un riferimento morale è stata denunciata come “demonizzazione”. La questione morale è stata cancellata dal vocabolario quasi fosse una bestemmia utile solo a far perder voti. Abbiamo una bellissima Costituzione da difendere, ma non sento rivendicarne la modernità e la lungimiranza così come sarebbe giusto.


L’opposizione a Berlusconi deve trovare le sue ragioni prima di contare sulla vittoria. E deve credere in esse, senza cinismo, senza finzioni. Deve imparare a scaldare i cuori con qualcosa di convincente. Deve guardare dentro se stessa, lì c’è certamente tutto ciò che può rassicurare, dissolvere la paura e l’insicurezza perché le sue ragioni hanno radici lontane e profonde.


Non credo, ad esempio, che arruolare come sta facendo la Margherita, gli ultimi resti del craxismo porterà grandi vantaggi.


Come lo so? Io non sono Cesare ma li ho conosciuti abbastanza bene.