ROMA – Alla vigilia del vertice di maggioranza aumentano gli scogli che Silvio Berlusconi deve superare per trovare l´intesa. Nel pacchetto Esteri-Tasse adesso si è inserita anche la legge elettorale proporzionale. L´Udc di Marco Follini, infatti, condiziona il suo sì ad una convergenza su questa riforma. «Al cospetto della maggioranza – ha avvertito a nome del suo partito il capogruppo centrista, Luca Volontè – non ci possono essere contenziosi su nomi o caselle di governo. Ben altra è la riflessione che ci preme fare sulla legge elettorale proporzionale, sul sostegno alle famiglie, alle imprese e allo sviluppo». Insomma l´Udc ripropone in pieno la sua posizione pure sul taglio delle aliquote irpef. Anche se il messaggio dei centristi è rivolto più ad Alleanza nazionale che al presidente del Consiglio. Se Gianfranco Fini vuole approdare alla Farnesina, nella sostanza, deve rinunciare alle sue ritrosie sulla proporzionale. Tant´è che il primo a rispondere all´esponente centrista è il coordinatore di An, Ignazio La Russa. «Quelli espressi da Volontè – ammette cercando di smussare la polemica – sono dei buoni propositi che rientrano nel piano della Cdl. Speriamo che abbiano tutti un seguito nella realizzazione». A Via della Scrofa si considera fondamentale questo passaggio politico che dovrebbe portare Fini al vertice della diplomazia italiana.
La richiesta dei centristi, comunque, è spalleggiata anche dall´area laico-socialista del Pri e del Nuovo Psi. Che, oltre a porre sul tappeto il nodo della riforma elettorale, adesso stanno reclamando più visibilità all´interno dell´esecutivo. Ossia un ministero o addirittura una vicepresidenza del consiglio nel caso in cui il rimpasto fosse davvero di ampie proporzioni.
Tutte le direttive di ordine programmatico avanzate dalle forze del centrodestra, infatti, sono direttamente connesse al rimpasto. Sul quale si stanno addensando sempre più nubi. Al punto che Berlusconi sta meditando sulla possibilità di congelare il tutto limitandosi, semmai, alla semplice sostituzione di Frattini agli Esteri. Di certo, il Cavaliere non riesce a digerire l´idea di dar vita ad una girandola di poltrone con la moltiplicazione dei vicepremier e l´istituzione di nuovi dicasteri per Adolfo Urso (An) e Mario Baccini (Udc). In particolare, proprio il gioco dei veti incrociati sulla vicepresidenza del consiglio sta facendo tramontare l´ingresso del segretario Udc nella squadra di governo. La Lega, in particolare, ha posto in termini netti la richiesta di una vicepremiership da affiancare a Follini. Anzi, il Carroccio non vede di buon occhio nemmeno l´approdo del leader di An alla Farnesina. In questa ottica va probabilmente letto l´incontro di sabato a Gemonio tra Umberto Bossi e Giulio Tremonti. Saltata la candidatura alla Commissione europea, per l´ex ministro dell´Economia si sta facendo largo l´ipotesi di rientrare nell´esecutivo come vicepresidente del consiglio. Una soluzione che accontenterebbe sia il Carroccio sia Forza Italia. Non a caso non sono pochi quelli che all´interno di questi due partiti che addirittura spingono per lo stesso Tremonti alla Farnesina con l´obiettivo di compensare soprattutto il sacrificio compiuto dai forzisti con la rinuncia prima al Tesoro e adesso agli Esteri. Non può essere nemmeno un caso che proprio ieri il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, faccia sentire la sua voce a questo proposito: «Il mio impegno immediato è in Regione, poi vedremo. Tengo però a sottolineare che sono stato 10 anni al Parlamento europeo e ritengo che la politica estera sia una dimensione fondamentale per ogni buon governo, soprattutto per una regione come la Lombardia».
La situazione, insomma, si sta via via complicando e lo fa notare anche il senatore centrista vicino a Buttiglione, Maurizio Ronconi: «Berlusconi chiuda in fretta la partita del rimpasto altrimenti c´è il rischio che la questione si avviti su se stessa a causa dell´ambizione dei partiti e degli uomini». Senza contare che sul tavolo c´è anche la questione delle tasse. An è pronta ad un´intesa, ma a questo punto è l´Udc a poter creare le maggiori difficoltà a Palazzo Chigi. Con ogni probabilità, ci sarà bisogno di un altro vertice di maggioranza per il via libera definitivo. Magari da tenersi a ridosso del voto del Parlamento europeo sulla Commissione Barroso, previsto per il 18 novembre.