ROMA – Sui referendum l´Ulivo si divide. I contrasti – che già avevano segnato l´approvazione della legge sulla fecondazione assistita nel febbraio 2004 – dovevano restare sotto traccia almeno fino alle regionali. Invece esplodono nella battaglia per il quorum: c´è chi andrà a votare e chi invece si dichiara per l´astensione, aderendo così all´appello del cardinale Ruini.
Non appartiene al fronte astensionista Giuliano Amato. L´ex premier, che pure aveva tentato la via parlamentare di modifica della legge per evitare la spaccatura tra laici e cattolici, dichiara a Radio radicale: «Sicuramente andrò a votare per il referendum».
E agli astensionisti dice che «non si può difendere una posizione importante come quella che considera non modificabile la legge 40 sottraendosi al dibattito, e soprattutto sottraendosi alla verifica della maggioranza».
Una presa di posizione che ha il tono di una sfida: «Non andare a votare significa pensare che non esiste una maggioranza per il No: ma allora quale forza hanno i miei argomenti, che sono argomenti etici riguardanti il coinvolgimento delle coscienze? Il referendum è un´occasione per sapere che cosa gli italiani pensano: gli italiani che non vanno a votare si sottraggono a questa valutazione».
Tra questi ultimi c´è anche Enrico Letta, uno dei leader della Margherita: «Ho deciso di non andare a votare per il referendum perché non ritengo che il referendum sia lo strumento giusto per dirimere una materia così complessa». Immediata la replica di Lanfranco Turci, il tesoriere del comitato per il Sì ai quattro quesiti che abrogano in parte la legge sulla provetta: «Ci deludi molto. Avresti il dovere di compiere un altro piccolo sforzo: andare a votare al referendum».
E nel dibattito sul referendum torna anche Prodi. Lo fa con un intervento su “Famiglia cristiana” nel quale esprime la propria amarezza («Le mie parole sono state deformate») e annuncia che non tornerà più sull´argomento. Non una retromarcia, ma la necessità di chiarire, spiega, di non avere voluto affatto offendere i cattolici per l´astensione. «Non ho mai detto che coloro che si recheranno a votare al prossimo referendum sulla legge 40 devono essere considerati “cristiani adulti”.
Lo è altrettanto chi, consapevolmente e deliberatamente, non vi si recherà e si asterrà. Costui andrà in qualche modo distinto da chi (circa il 30%) praticherà secondo il diritto una scelta di indifferenza». Insomma, Prodi intende precisare che “cristiano adulto” è secondo lui chi sceglie «ciò che ritiene doveroso e conforme al giusto».
Il leader dell´Unione ricorda anche le perplessità espresse in settembre sul referendum: «Temevo che avrebbe finito con il dividere il paese», e così sta accadendo. Ma il Professore ribadisce che è amareggiato perché le sue parole, «deformate volutamente», rischiano di «trasformarsi in un motivo di divisione nella Chiesa e nella vita pubblica».
Il tam-tam astensionista resta forte: con un nuovo appello i vescovi toscani difendono il non voto, «che ha piena legittimità costituzionale e dignità». E “Civiltà cattolica”, la rivista dei gesuiti, si schiera con il cardinale Ruini: il tema è così delicato «da non poter essere risolto con un sì o con un no».
Oggi intanto in consiglio dei ministri si parlerà della data dei referendum: a maggio, chiedono i referendari. «Ma non c´è fretta», anche secondo il radicale Capezzone, il quale teme alla vigilia delle elezioni «un regalo al Vaticano», cioè i referendum fissato in giugno.