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9 Febbraio 2006

Alluvione di spot del governo, la Vigilanza: è propaganda

Autore: Aldo Fontanarosa
Fonte: la Repubblica

ROMA – Ponti in costruzione; raccordi sempre più ampi e sicuri; ragazzi al computer che dialogano con uffici pubblici agili e moderni. Da due mesi, Palazzo Chigi e i ministeri si sono scatenati riempendo le nostre tv con decine di “messaggi di utilità sociale”.

Messaggi che descrivono un´Italia attiva e spensierata. Di questa invasione sospetta s´è accorto Paolo Gentiloni che ha scritto al direttore generale della Rai, Alfredo Meocci. Della lettera circolava copia ieri alla Camera e al Senato.


Gentiloni, presidente della commissione di parlamentari che vigila sulla Rai, si è armato intanto di pallottoliere. In base ai suoi calcoli, gli spot sulle tre reti della Rai sono quasi raddoppiati tra dicembre e gennaio rispetto ai due mesi precedenti (ottobre e novembre). Sono passati, cioè, da 423 a 641.

Gentiloni registra un «aumento analogo», da 132 a 249, sulle reti Mediaset. La tendenza – secondo il presidente della Vigilanza – rischia di consolidarsi a febbraio, mese che segna l´esordio di un´ulteriore campagna, quella sui bonus ai bebè.


A Meocci, che detiene le leve del comando in Rai, Gentiloni chiede ora di verificare «l´effettiva utilità sociale e l´interesse pubblico» dei messaggi.

A due mesi dalle elezioni, il presidente della Vigilanza si domanda insomma se siano un legittimo strumento di informazione; se non si tratti viceversa di spot mascherati del governo per il governo, del Polo per il Polo.

Nella sua lettera, Gentiloni ricorda poi le regole. In base alla legge 150 del 2000, la Rai ha la «facoltà» di trasmettere questi messaggi, ma non è certo obbligata a farlo. Non solo. Il presidente della Vigilanza cita la legge sulle “pari opportunità” televisive (la numero 28, sempre del 2000).

Questa legge vieta simili campagne d´informazione a partire dallo scioglimento delle Camere, quindi dall´11 febbraio. A meno che esse non siano urgenti, davvero «indispensabili».


Ieri il direttore generale della Rai Meocci si è dovuto occupare anche dell´ultima tentazione polista. Il centrodestra vuole che Meocci proponga, e il consiglio d´amministrazione approvi, un pacchetto di nomine di fine legislatura.

L´idea è di sostituire il direttore di RaiDue Ferrario con Antonio Marano (perché così chiede la corrente interna alla Lega Nord vicina al ministro Maroni). Alleanza Nazionale vuole Franco Matteucci ai Nuovi Media, mentre Roberto Sergio (sostenuto dall´Udc) traslocherebbe all´agenzia pubblicitaria Sipra.

Alessio Gorla punta alla presidenza di Rai International (ma la redazione ricorda che questa carica non esiste, perché la magistratura ha bloccato la trasformazione del canale in una società autonoma). Pur di portare a casa l´improvviso pacchetto di nomine, il Polo ha offerto qualcosa perfino all´Unione.

In particolare Carlo Freccero – ex direttore di RaiDue, adesso emarginato – verrebbe sistemato al canale in digitale terrestre Rai Futura, lasciato libero proprio da Matteucci.


Ma Claudio Petruccioli, presidente della Rai, non ha abboccato, di fatto bloccando l´operazione, almeno per il momento. Petruccioli ha chiesto al consiglio di dedicare i prossimi due mesi a stabilire i criteri che possono portare a nuove nomine, evitando fughe in avanti.

Lo stesso Meocci ha preso tempo, in attesa di capire se la politica (leggi: Berlusconi) voglia davvero che gli spostamenti si facciano.


Oggi, infine, l´Autorità per le Comunicazioni deciderà se Liberi tutti, il programma di Irene Pivetti su Rete4, abbia violato le norme sulle “pari opportunità” televisive nella puntata di sabato, ospite il premier.

Mediaset invoca la piena assoluzione per la trasmissione e per la conduttrice. La tesi del gruppo tv è che Liberi tutti abbia da tempo invitato Romano Prodi a intervenire, spedendo perfino una raccomandata con ricevuta di ritorno.

Se Prodi accettasse, la parità sarebbe ristabilita. Mediaset nega di aver riempito lo studio, sabato scorso, con decine di militanti del Polo. Ce ne erano solo 36 su 176, mentre gli altri sono stati scelti con «criteri anagrafici ed estetici».

Infine il gruppo Berlusconi invoca le libertà d´espressione e di iniziativa economica, accusando l´Autorità di non avere né il potere né il diritto d´intervenire sul suo palinsesto. L´Autorità si pronuncerà oggi, avvertendo però di aver acceso un faro anche sul programma di Fabio Fazio Che tempo che fa.