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27 Febbraio 2007

Allarme di Parisi: “Attacco al Pd”

Autore: Goffredo De Marchis
Fonte: La Repubblica

Roma – «Siamo alle solite. Il suo obiettivo è sempre il centro-sinistra, quello con il trattino». Arturo Parisi è di nuovo sul piede di guerra. Guarda con sospetto alle manovre di Massimo D’Alema che ha fatto un?apertura al modello tedesco.

Per il ministro della Difesa corrisponde a una frenata sostanziale sul Partito democratico. «Dopo aver regalato una rendita di posizione all’Udc – attacca Parisi nelle conversazioni con i suoi fedelissimi – non si capisce perché i democristiani della Margherita dovrebbero preferire i Ds a Casini».

In gioco c’è un doppio fronte: il fragile, fragilissimo bipolarismo italiano e il nuovo soggetto politico così caro a Prodi e allo stesso Parisi. Il premier non può permettersi, dopo la crisi del governo, di giocare soltanto dentro la sua coalizione la partita della riforma elettorale.

«L’ideale – è il ragionamento del Professore – sarebbe un doppio tavolo, da una parte il governo dall?altra il confronto parlamentare sulle regole. So che è una strada difficile, ma è l?unica che si può battere senza mettere a rischio l’esecutivo».

Eppure non ci può essere solo il governo nell’orizzonte di Prodi. È lui l’ispiratore del Pd, il protagonista della democrazia partecipata simboleggiata dalle primarie. D’Alema e Fassino garantiscono, in queste ore, che il dialogo sul sistema di voto non rallenta la corsa del Partito democratico.

Lo ha spiegato bene il segretario dei Ds ieri: «È proprio la crisi a rendere necessaria una grande forza democratica». Roberto Gualtieri, dalemiano doc e estensore del manifesto del Pd, è però un tifoso del modello tedesco.

«Che non ferma affatto il nuovo partito, anzi. Le difficoltà al Senato per esempio non dipendono dalla pessima legge elettorale ma dal fatto che Ds e Margherita lì si sono presentanti divisi. L?Ulivo ormai è nella testa della nostra gente», spiega Gualtieri.

Sarà. Ma dev’esserci un motivo se nella mozione due del congresso diessino, quella contro il Partito democratico, quella che prefigura la scissione, c?è un passaggio dedicato proprio al modello tedesco.

«In questo schema io vedo due poli – dice con soddisfazione Cesare Salvi – . In uno ci sono An, Forza Italia, Lega e Udc. Nell?altro la socialdemocrazia, la sinistra radicale e il centro cattolico». Manca come si vede il nuovo soggetto Ds-Dl.

«E pongo un problema – attacca Salvi – . Cosa ci fanno Parisi e il portavoce unico del governo Sircana nel comitato per il referendum?». L’altra variabile è quella referendum abrogativo del “porcellum”.

L’8 marzo torna a riunirsi il comitato nazionale. Parisi sembra pronto a spingere su questo acceleratore. «Diffido dei modelli stranieri – avverte -. Serve una legge per governare, non una legge per la rappresentanza».

Ma D’Alema è convinto che si debbano fare i conti con la realtà. Il modello tedesco piace all’Udc, alla Lega e anche a Rifondazione comunista come ha detto ieri Pietro Folena. Certo, dispiace agli iperulivisti.

«A meno che non usi il proporzionale tatticamente, per far campare il governo grazie alla sponda Udc, stavolta il buon D’Alema sbaglia tutto», dice Stefano Ceccanti. E il prodiano Mario Barbi taglia corto: «Diciamo la verità: con il sistema tedesco i governi si fanno nel Palazzo e non nelle urne».

Dopo la caduta da sinistra, quindi, l’esecutivo rischia di andare a sbattere sulla legge elettorale per colpa dell?asse riformista. Perciò Francesco Rutelli mette in guardia gli alleati: «È fondamentale ed urgente che tutto l’Ulivo si presenti con una proposta chiara e condivisa».