20 Aprile 2006
Al governo senza alibi
Autore: Ezio Mauro
Fonte: la Repubblica
IL CENTROSINISTRA ha infine vinto, e da oggi non ha più scuse, nemmeno la più scandalosa di tutte: Berlusconi e il suo rifiuto di indossare i panni dello sconfitto, come vuole la democrazia dell´alternanza, o la democrazia tout court. Adesso, il centrosinistra diventa la misura di se stesso, di ciò che sa fare e di ciò che vuole essere, senza più specchi deformanti davanti ai cittadini che lo hanno mandato al governo e all´altra metà dell´Italia che lo attende diffidente alla prova.
Prodi è riuscito a trasformare le due sinistre italiane quella radicale e quella riformista in una coalizione e l´ha portata a vincere. Ora bisogna trasformare quella coalizione in un´unica cultura e in una coerente pratica di governo. Rifondazione, Verdi e Comunisti italiani avranno i loro problemi, che si riassumono nella formula della compatibilità, nello scarto tra la rappresentanza dell´antagonismo e la governabilità di una moderna potenza industriale: che per di più ha bisogno di riforme radicali per tornare a crescere.
Ma i problemi maggiori sembra un paradosso, ma è una colpa sono nell´area riformista, quella che dovrebbe naturalmente esprimere una cultura di governo. Il voto, e il dopo voto, hanno detto una verità sgradevole: così com´è, quell´area non è all´altezza della sfida difficilissima che l´attende.
Elettoralmente divisa per due, Ds e Margherita, non ha alcuna capacità espansiva e non prefigura alcun futuro. Unita nell´Ulivo, acquista un peso, una dinamica di crescita, una proiezione, e soprattutto un senso. Ma quel senso è uno solo, chiaro e senza pasticci: il Partito Democratico, cioè quella cosa che è mancata per troppi anni alla sinistra e all´Italia, in termini di organizzazione culturale, di riferimento elettorale, di identità sociale. Senza quello sbocco, che è il compimento di un destino per troppo tempo incompiuto, anche l´Ulivo appassisce ad espediente invecchiato tra le sue foglie, dieci anni dopo.
Ora, niente dimostra che la sinistra ha capito, è pronta, ha finalmente una direzione di marcia. Anzi. I voti, quelli che pesano e che crescono, li hanno presi insieme: ma li contano divisi, l´uno contro l´altro, rinfacciandosi una debolezza che è comune e non si vince in una malinconica concorrenza al ribasso.
Ma soprattutto, ragionano su gruppi parlamentari separati dopo aver presentato la lista unitaria, e i leader pensano a doppi incarichi per tenersi stretti i partiti che promettono di superare. E contano divisi, ognuno per sé, i posti di un governo fragile e complicato, che potrà reggere solo con un motore forte e innovativo, capace di generosità e di ambizione, con un disegno culturale per il Paese che vada oltre il contingente, e persino oltre l´orizzonte del governare.
Francamente, è proprio questo che non si vede: la generosità, la missione, la forza di credere in un cambiamento, il coraggio di scardinare carriere, organigrammi e assetti per pensare in grande.
Per oggi, non per domani. Non c´è più tempo e non c´è più Berlusconi come alibi. È il giorno giusto per capirlo: il giorno di questa vittoria senza festa.