8 Settembre 2005
Abete: Governatore fuori dal tempo
Autore: Roberto Ippolito
Fonte: La Stampa
Ponzio Pilato: così il 6 agosto il presidente della Bnl Luigi Abete ha definito il governo di Silvio Berlusconi rispetto ai comportamenti del governatore della Banca d’Italia per le vicende finanziarie che riguardano la sua banca e l’Antonveneta.
E oggi, per lei, il governo come si sta comportando?
«Il governo è sempre più Ponzio Pilato in una situazione ancora più delicata: non c’è solo un problema di credibilità della gestione Fazio in due operazioni opache, ma è in gioco la credibilità del sistema Italia. Purtroppo il governo non decide come far uscire il paese dall’impasse istituzionale».
Non accade nulla?
«E’ aumentata la consapevolezza che la credibilità internazionale complessiva dell’Italia è minata al di là della causa scatenante, le singole vicende bancarie. Le motivazioni della richiesta del ministro dell’Economia Domenico Siniscalco a Fazio di dimettersi lo testimoniano. Ma il governo Berlusconi, vittima di contraddizioni strutturali, al pomeriggio di oggi 7 settembre resta Ponzio Pilato in servizio permanente».
Come mai è così drastico?
«Il governo tende a scaricare l’esigenza del cambiamento sulla coscienza di una persona, ma ci sono sedi istituzionali competenti, in primis in Banca d’Italia. Ora, dopo le parole di Siniscalco, la responsabilità compete al presidente del Consiglio».
Perchè non vuole il richiamo alla coscienza?
«Nella vicenda che conosco direttamente, la scalata Unipol alla Bnl dopo l’offerta pubblica di scambio del Banco di Bilbao, il governatore non è stato imparziale. Lo conferma la sua relazione il 22 agosto al comitato per il credito».
Lei non è parte in causa?
«Come Luigi Abete non sono parte in causa: non ho mai avuto azioni Bnl, non ho voluto stock option, i miei interessi economici sono altri e definito l’assetto azionario lascerò comunque la presidenza. Come presidente della Bnl sono parte in causa per tutelare azionisti, risparmiatori e dipendenti».
Su cosa basa l’accusa di parzialità a Fazio?
«Ad esempio, dopo aver autorizzato il Bbva a lanciare l’Ops per il 100 Bnl, la Banca d’Italia riceve dall’istituto spagnolo la richiesta di autorizzazione a salire dal 15 al 30. Non risponde subito come sarebbe ovvio e aspetta. Quindici giorni dopo l’Unipol chiede di passare dal 10 al 15. Dopo altri quindici giorni, la Banca d’Italia dà l’okay contemporaneo al Bbva e all’Unipol».
La discrezionalità non è ammessa dalla legge?
«C’è stata una discrezionalità dei tempi delle risposte ad usum delphini. Non c’era motivo per far aspettare il Bilbao. Appena ottenuta l’autorizzazione a salire al 15, l’Unipol comunica gli accordi con altri soggetti finanziari con i quali blocca di fatto il 51 della Bnl».
Secondo lei Unipol è favorita?
«Il presidente dell’Unipol Consorte ha dichiarato che non conosceva gli immobiliaristi prima di luglio. Entra in contatto con loro nei giorni in cui il Bbva è fermo ad attendere l’autorizzazione per accrescere la sua quota».
E’ l’elemento chiave?
«E’ sempre Fazio a dire al Cicr di aver autorizzato in tre giorni la Popolare Italiana di Fiorani a salire dal 15 al 30 nell’Antonveneta. E la vessata Abn Amro ha avuto il via libera a passare dal 20 al 30 nell’Antonveneta in sette giorni. Perchè il Bilbao ha atteso un mese»
Scusi, ma lei è attaccato al calendario?
«No. Ma il calendario, fornito da Fazio, rivela molto. Bankitalia fa sapere di essere stata informata preventivamente, come impone il regolamento (che prescrive un preavviso di sette giorni), delle delibere del cda di Unipol del 17 luglio. Peccato che al mercato e al presidente della Bnl il 15 luglio venivano comunicate le “solite” intenzioni: tutelare l’investimento nella Bnl Vita».
L’Unipol non ha il diritto di mirare alla Bnl?
«Ovviamente sì. Per legge, però, a un’Opa si risponde con un’offerta concorrente, per garantire pari trattamento a tutti gli azionisti. L’Unipol ha aspettato 120 giorni dal lancio dell’offerta del Bilbao senza fare nulla e a termini scaduti ha annunciato una situazione di fatto, con il 51 vincolato, offrendo al 49 tra cui 60 mila piccoli azionisti un prezzo inferiore a quello necessario per la contro-Opa».
Prezzo sempre superiore al minimo previsto per l’Opa obbligatoria, no?
«Certo, ma non quanto sarebbe giusto: i 2,70 euro annunciati valevano meno dell’offerta del Bilbao già il 22 luglio, che oggi sarebbe intorno a 2,80. Il 18 luglio l’Unipol ha annunciato di aver comprato il 5 a 2,91. E ha contrattualizzato un’opzione con la Carige a 2,90. Il problema del prezzo non si risolve con un atto di ostentata ma insufficiente generosità: non c’è pari trattamento per tutti gli azionisti».
Non bisogna anche valutare il progetto industriale?
«Sì, ma a Bnl non è stato ancora consegnato. L’Unipol venderebbe a caro prezzo l’Unipolbanca a Bnl, con ciò assorbendo le risorse che l’aumento di capitale aveva raccolto per la crescita delle attività. Con il Bilbao Bnl sarebbe stata in un gruppo internazionale con ben altre prospettive di sviluppo».
Fazio non era persuaso…
«Anche persone di qualità possono rimanere prigioniere di concezioni culturali non più adeguate all’evoluzione in corso. Non è un caso che Fazio sia freddo rispetto all’Europa, all’euro e al mercato. La difesa burocratica di Bankitalia delle competenze in materia di concorrenza, da trasferire all’Antitrust, è legittima ma anacronistica e contraria all’interesse del paese».
Quindi per lei nuovo governatore per i tempi nuovi?
«Tutte le istituzioni, governo e Banca d’Italia in testa, devono prendersi le proprie responsabilità. Le vicende bancarie non sono casi personali nè mediatici: è in gioco la credibilità dell’Italia, specchio delle strategie e dei comportamenti del ceto dirigente. Altrimenti è inutile darsi da fare per rilanciare lo sviluppo, attrarre investimenti e accrescere la competitività. La risposta al caso Bankitalia è la cartina tornasole della marginalizzazione o meno del paese. Perciò è fondamentale».